
Relatore: Prof. Vincenzo Alastra
Anno Accademico: 2015/2016
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Sommario
Considerazioni generali sulla lettura 3
Lettura e life skills 9
Efficacia della lettura 11
Che cos’è il movimento LAAV e i suoi obiettivi 13
Obiettivi generali dell’Associazione e Mission 13
Il movimento LaAV 15
Il valore della Lettura ad Alta Voce 16
Definizione di un circolo LaAV e compito dei volontari 17
Storie che toccano 19
Genesi del progetto 23
Il Progetto e il suo ambiente 25
La lettura ad alta voce e la narrazione come strumento ricreativo e di socialità 26
Risultati attesi e destinatari del progetto 26
Fasi del progetto e annotazioni metodologiche e operative 27
Fase di prima ideazione 27
Fase di perfezionamento 27
Fase di sperimentazione 27
Fase di consolidamento 28
Fase di sviluppo 28
Principi della Pedagogia della lettura ad alta voce 30
La traccia dell’intervista 32
Intervista a Lettore n. 1 34
Intervista a Lettore n. 2 42
Intervista a Lettore n. 3 50
Considerazioni sulle interviste presentate 56
Considerazioni conclusive 57
Riferimenti bibliografici 58
Sitografia 61
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La Lettura come occasione dello Sviluppo
Considerazioni generali sulla lettura
Secondo la Psicologia culturale: “La lettura è un'attività fondata su un meta artefatto, il linguaggio e su degli artefatti, i libri". Essa è un'attività intellettuale che inizia all'età di 5-6 anni, con l'inizio dell'Istruzione primaria. La lettura è integrata da voce umana, trasmissioni radio e televisive, le quali non rappresentano più pura e semplice “lettura”. Bruner affermava che i racconti sono la “moneta corrente della lettura” (Mantovani, 2008). La lettura è, inoltre, un’attività umana che permette l'utilizzo di risorse e mezzi idonei a sviluppare delle competenze specifiche. È una tra le più importanti attività mentali ideata dall’uomo, utile alla vita umana: leggendo un libro aumento, la mia cultura personale e miglioro la mia condizione. Tuttavia, da molti, vi è un pregiudizio, la lettura non è considerata soddisfacente e, inoltre, è classificata un'attività inutile e negativa.
Federico Batini afferma che la lettura è un’attività che impegna la percezione visiva, sviluppa l’empatia e si distingue da altre forme di comunicazione (Batini, 2015). Essa è comunicazione efficace, in altre parole processo che consente di trasmettere informazioni.
La lettura è riconosciuta universalmente come uno dei più potenti strumenti, utilizzati nella comunità umana per condividere informazioni, attribuire significato all’esperienza, generare idee e quadri valoriali e visioni del mondo. La lettura è importante, soprattutto a scuola, ma
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anche altrove. In Italia una quota molto bassa di popolazione “annovera la lettura tra le proprie attività ricorrenti”. (Batini, 2015). Le motivazioni che dimostrano l’essenzialità della lettura sono che essa aiuta a parlare, a leggere e a scrivere meglio; a livello scientifico, la lettura è “ un potente supporto per prolungare la propria autonomia preservando il decadimento cognitivo”. (Batini, 2015).
Inoltre Batini (2011) afferma che la lettura permette di fare esperienze complesse, e sviluppare (anche a livello celebrale) l’empatia: i dialoghi che sono letti in un romanzo, ad esempio, sono coinvolgenti, emotivamente incarnati, ampliano e alimentano i propri repertori, sono efficaci. L’empatia è la capacità di mettersi nei panni degli altri, cioè di riconoscerne e condividerne le emozioni. Il concetto di empatia è stato mutuato dalla filosofia, studiato da Edith Stein, alunna di Edmund Husserl. La teoria filosofica a riguardo parte dall’aspetto del fenomeno così com’è osservato allo scopo di rivivere in se stessi il vissuto altrui. Infatti, utilizzare l’empatia, significa comprendere come si sente l’altra persona non solo con la testa, ma anche interiormente, tenendo conto che l'ascolto attivo, umano e interessato delle persone prossime a noi è la base per una buona empatia. Essa è riconoscimento e condivisione delle emozioni altrui, come abilità di mettersi nei panni degli altri senza essere sopraffatti dalle loro emozioni.
Altri autori sostengono che sviluppi la: “Capacità di immedesimarsi in un’altra persona fino a coglierne i pensieri e gli stati d’animo, senza farsi travolgere da essi e senza perdere il contatto con se stessi". Vuol dire “sentire il modo più intimo e personale con l’altro come fosse proprio,
immergersi nella sua soggettività, nel suo modo di vedere e di sentire senza che ci sia identificazione” (Cecchetto, Romeo, 2015).
È un processo basato sul sentire al posto dell’altro; non è solamente sostituirsi all’altro, ma unirsi senza dimenticarsi di sé.
Infine, la lettura, sul piano neurologico, attiva maggiormente alcuni nostri circuiti celebrali,
influendo anche su altri aspetti della vita quotidiana.
Secondo la psicologia e in particolare attraverso il contributo di:
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Maria Clara Levorato (2000), psicologa e psicoterapeuta, afferma che l’uso della narrativa sarebbe utile a favorire “una ricapitolazione degli aspetti del sé indicativi, per questo può svolgére una funzione importante per la crescita della persona, consentendole di esplorare se stessa e le proprie emozioni attraverso il coinvolgimento affettivo e mettendo alla prova i sistemi di credenze che danno significato alla realtà”. Levorato, ci orienta ad avere il senso critico, in altre parole saper analizzare informazioni, situazioni ed esperienze in modo oggettivo, distinguendo la realtà dalle proprie impressioni soggettive e i propri pregiudizi, significa riconoscere i fattori che influenzano pensieri e comportamenti propri e altrui e per questo aiuta a rimanere lucidi nelle scelte.
Il senso critico va inteso come "la capacità di esaminare una situazione... e di assumere una posizione personale in merito. Tale capacità costituisce il fondamento di un atteggiamento responsabile nei confronti delle esperienze e relativamente autonomo rispetto ai condizionamenti ambientali" (Galimberti, 1992).
In sintesi, il senso critico consente di analizzare informazioni e situazioni in modo oggettivo, valutando vantaggi e svantaggi, distinguere la realtà dei fatti dalle proprie impressioni soggettive e i propri pregiudizi e interpretazioni personali, riconoscere i fattori esterni che influenzano pensieri e comportamenti propri e altrui.
Per quanto riguarda invece l’educazione:
Michéle Petit (Petit, 2010), ha messo in evidenza che gli studenti di provenienza agiata leggevano più libri degli altri e ciò contribuiva a migliorare il loro rendimento scolastico. La lettura, continua Petit, è collegata al miglioramento delle qualità legate al linguaggio. A riguardo
necessario prendere buone decisioni, atte a valutare le qualità intellettuali degli studenti: prendiamo una decisione quando valutiamo le diverse possibilità che abbiamo e le conseguenze che ne possono derivare. Una decisione non è mai buona in assoluto, ma lo è rispetto a una specifica situazione e a se stessi.
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Una buona decisione tiene conto della complessità dell’essere umano, di se stessi con le proprie priorità, i propri obiettivi, i propri punti di forza e debolezza. Il luogo in cui si prende una buona decisione è tra le persone in relazione, l’ambiente in cui vivono (oggetti, spazi, clima atmosferico, ecc) e il loro clima emotivo con i propri obiettivi, valori, bisogni. Per questo per prendere buone decisioni è importante avere una giusta consapevolezza di sé e un equilibrato senso critico; è importante gestire le proprie emozioni, il che non significa controllarle, ma utilizzarle quali strumenti per agire, senza farsi travolgere o trasportare dalle emozioni, cioè reagire. Esse ci rendono padroni di se stessi, perché ci permettono di rimanere lucidi, efficaci senza perdere la testa: significa scegliere i propri comportamenti, quindi essere intenzionali nelle scelte valutandone gli effetti su noi stessi e sugli altri.
Le emozioni contengono informazioni importanti sui nostri valori e saperle gestire ci permette di scegliere le nostre azioni, cioè agire anziché re-agire agli stimoli. Esse migliorano la padronanza di sé e ci aiutano a essere intenzionali nelle scelte. A questo punto sarà più facile risolvere i problemi, in altre parole individuare soluzioni efficaci a una situazione problematica tenendo presente l’ambiente e le persone coinvolte, includendo se stessi. Risolvere i problemi in modo efficace significa soddisfare sia i bisogni razionali e pratici che quelli relazionali ed emotivi.
Per trovare una soluzione è necessario avere compreso con esattezza il problema, quindi avere utilizzato il proprio senso critico e successivamente utilizzare la propria creatività.
Chi riesce a risolvere problemi in modo efficace comprende il problema, individua più soluzioni scegliendo la più efficace rispetto al contesto (persone, ambiente, ecc...) e ai propri bisogni, razionali, relazionali o emotivi.
Per quanto concerne la narrativa. Walter Benjamin, sostiene “che l’arte di narrare si avvia al suo tramonto” (Benjamin, 2011) ossia rischia di scomparire! Il narratore è la rappresentazione di chi legge, a se stesso e agli altri”. Benjamin ha affermato che “lavora con la materia prima dell’esperienza. Il suo talento è la sua vita; la sua dignità quella di saperla raccontare”. La
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lettura ad Alta Voce può essere un mezzo possibile per recuperarne il valore. Benjamin, continuando, aveva in mente i narratori di un tempo, pensava ai racconti di tradizione orale dei mercanti, dei contadini. Le figure citate tendono a scomparire e in un certo senso manca la tradizione orale del racconto.
Sempre in merito alla letteratura Antonio Trabucchi afferma che la letteratura è invenzione e scoperta di cose che non conoscevamo. La lettura è creativa. Secondo il poeta Gianni Rodari “Occorre una grande fantasia, una forte immaginazione per essere un grande scienziato, per immaginare cose che non esistono ancora, per immaginare un mondo migliore di quello in cui viviamo e mettersi a lavorare per costruirlo”. Egli era uno scrittore e un poeta, a sostegno del fatto che molti tendono ad associare la creatività ad artisti, bambini e coloro i quali "si possono permettere di sognare o fantasticare". In realtà a tutti noi la creatività serve per pensare alle opportunità possibili, avere idee originali per trovare soluzioni, uscire da situazioni difficili o da schemi comportamentali che ci bloccano. In quest’ambiente la creatività diventa sinonimo di abilità nel trovare possibilità, curiosità, idee originali, autorevolezza e personalità, varietà d’interessi. Così definita la creatività, è molto utile nella soluzione dei problemi, nella presa di decisioni, permette di elaborare scelte originali da compiere nelle situazioni difficili e può rappresentare un ottimo antidoto allo stress. A questo proposito è necessario gestire lo stress, in altre parole l'abilità di riconoscere il proprio stato di stress, risalire alle cause che provocano le tensioni nella vita quotidiana. Gestirlo significa tornare a uno stato di benessere psicofisico, trovare strategie per modificare l'ambiente, noi stessi, i pensieri, le emozioni, le reazioni abituali. Umberto Galimberti (1992) definisce lo stress come una "reazione emozionale intensa a una serie di stimoli esterni che mettono in moto risposte fisiologiche e psicologiche di natura adattiva", quindi lo stress è qualcosa che noi fatichiamo a controllare; le risposte che portano a una risoluzione sono quelle che ci aiutano ad adattare il comportamento in ogni situazione. Per gestirlo al meglio è necessario riconoscere le cause di tensione e di stress della vita quotidiana e delle situazioni eccezionali che la vita ci pone. Gestire lo stress significa trovare strategie per modificare lo stato in cui ci troviamo, intervenendo sull'ambiente oppure su noi stessi,
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modificando i pensieri, le emozioni, le azioni e le nostre reazioni abituali. Gli uomini devono essere capaci di creare e mantenere relazioni importanti, ma anche essere in grado di interrompere relazioni inadeguate, essere assertivi, cioè capaci di affermare se stessi, dichiarare i propri bisogni e le proprie opinioni nel rispetto degli altri, delle loro idee e dei loro bisogni, senza prevaricazioni o sottomissioni, saper scegliere e/o creare relazioni in cui: “Ognuna delle parti in causa della relazione è consapevole dei propri bisogni, diritti e doveri”. Si può sintetizzare che ognuno è libero di esprimere e soddisfare i propri bisogni, di scegliere e assumersi la responsabilità per le proprie scelte; inoltre è necessario capire che esistono buoni confini tra le persone coinvolte: non c’è fusione, conflitto o indifferenza e il rapporto è positivo e costruttivo.
Come evidenzia Torodov (2008), la lettura permette di vivere meglio. In buona sostanza egli affermava che “quando mi chiedo perché amo la letteratura mi viene spontaneo rispondere: perché mi aiuta a vivere. Non le chiedo più, come negli anni dell’adolescenza, di risparmiarmi le ferite che potevo subire durante gli incontri con persone reali; piuttosto che rimuovere le esperienze vissute, mi fa scoprire mondi che si pongono in continuità con esse e mi permette di comprenderle meglio”. È necessario, completando il pensiero di Torodov, avere consapevolezza di sé: la consapevolezza di sé ha a che fare con “conoscere sé stessi”. Essere consapevole significa saper identificare: i propri punti di forza, le proprie aree deboli, il proprio modo di reagire di fronte alle situazioni, le proprie preferenze (es. in quali situazioni sto bene e in quali non mi sento a mio agio?), i propri desideri, i propri bisogni, le proprie emozioni. La consapevolezza emotiva è la base per una buona consapevolezza di sé e consiste nel saper
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riconoscere i segnali emotivi del proprio corpo e assegnare un nome alle emozioni che si provano e che ci "informano" sulle nostre preferenze, gusti e bisogni.
Anche in conformità a tutti gli autori citati, è dimostrato che la lettura, nel suo complesso, sia un efficace strumento per incrementare l’autonomia della persona, il potere su se stessi, il controllo di ciascuno nella vita, se utilizzata in modo adeguato: rappresenta il più straordinario strumento di “empowerment” che abbiamo, soprattutto quando leggiamo per gli altri (pensiamo agli attori che declamano brani della Divina Commedia, dei Promessi Sposi o della Bibbia)1.
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Lettura e life skills
Le competenze fornite dalla lettura, sono state classificate anche dall’OMS; si tratta delle Life Skills: Le competenze individuate come necessarie per lavorare soprattutto in ambito educativo e contribuire a una crescita sana e completa dei bambini e dei ragazzi, sono di carattere personale, legate alla capacità di stare in relazione, alla buona consapevolezza di sé, al saper gestire le emozioni, a sviluppare il senso critico, saper scegliere, prendere decisioni ed essere creativi. Contemporaneamente, occorre trovare soluzioni ai problemi che si presentano, saper gestire lo stress, il tutto senza sottovalutare la capacità di sviluppare empatia, coltivare le relazioni e la comunicazione interpersonale: abilità queste ultime che, se non sono efficaci, possono aumentare la complessità di alcune situazioni.
Alla luce di una ricerca sul deterioramento cognitivo di alcuni anziani (gennaio 2014) ricoverati in due diverse strutture (RSA) della aretino è fatto accenno ad una sintesi su un ricerca condotta in tema di lettura ad Alta voce, in cui venne organizzato un progetto tra l’Università di Perugia e “due diverse strutture dell’Aretino”, allo scopo di “curare e combattere la demenza nelle sue varie tipologie. La ricerca è stata condotta tra gennaio e aprile 2014. Si è partiti da un corso: “Metodologia della Ricerca Educativa dell’Osservazione e Valutazione”; lo stesso è stato condotto dal Professor Federico Batini, gli studenti afferivano al Corso di Laurea di Scienze dell’Educazione e Scienze Tecniche Psicologiche dei Processi Mentali. Fu un’esperienza di vita, oltre che di studio e lavoro.
Gli studenti sono stati attori fondamentali durante le Letture ad Alta Voce, hanno pubblicato dati scientifici inerenti
la sperimentazione effettuata, hanno attestato la valenza del training di cui si parla “come terapia non farmacologica relativa ai danni cognitivi di memoria” e come “lavoro costante di registrazione dei diari di bordo”, i quali hanno portato a “una mole rilevante di dati qualitativi che vanno a rinforzare la valenza e l’efficacia del training che per ciò che concerne altri domini psicologici, emotivi, relazionali e di qualità della vita in generale dei pazienti. Anche per gli studenti le “retroazioni formative sono state importanti” (Cfr. Batini, Bartolucci 2015 pag. 196, in da Alastra, Batini, 2015 pag. 196).
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Queste competenze, intercalate nel primo capitolo del nostro lavoro, sono ciò che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce nel 1993 come le Life Skills, ossia quella abilità “cognitive, emotive e relazionali di base, che consentono alle persone di operare con competenza sia sul piano individuale che su quello sociale. In altre parole, abilità e capacità che ci permettono di acquisire un comportamento versatile e positivo, grazie al quale possiamo affrontare efficacemente le richieste e le sfide della vita quotidiana [dalle] competenze che portano a comportamenti positivi e di adattamento che rendono l’individuo capace (to enable) di far fronte efficacemente alle richieste e alle sfide della vita di tutti i giorni". Descritte in questo modo, le competenze che possono rientrare tra le Life Skills sono innumerevoli e la natura e la definizione delle Life Skills si possono differenziare in base alla cultura e al contesto. In ogni caso, analizzando il campo di studio delle Life Skills emerge l’esistenza di un nucleo fondamentale di abilità che sono alla base delle iniziative di promozione della salute e benessere di bambini e adolescenti (…)
Le Life Skills, così come noi le intendiamo, possono essere insegnate ai giovani come abilità che si acquisiscono attraverso l’apprendimento e l’allenamento.
Inevitabilmente, i fattori culturali e sociali determineranno l’esatta natura delle Life Skills. Per esempio, in alcune società, il contatto visivo potrà essere incoraggiato nei ragazzi per una comunicazione efficace, ma non per le ragazze. Le Life Skills rendono la persona capace di trasformare le conoscenze, gli atteggiamenti e i valori in reali capacità, cioè sapere cosa fare e come farlo. Inoltre, esse, se ben acquisite e applicate, possono influenzare il modo in cui ci sentiamo rispetto a noi stessi e agli altri e il modo in cui noi siamo percepiti dagli altri. Le Life Skills contribuiscono alla nostra percezione di autoefficacia, autostima e fiducia in noi stessi, giocano un ruolo importante nello sviluppo del benessere mentale. La promozione del benessere mentale incrementa la nostra motivazione a prenderci cura di noi stessi e degli altri, alla prevenzione del disagio mentale e dei problemi comportamentali e di salute."
In sintesi, l’OMS, elenca le seguenti dieci Life Skills come2:
http://www.lifeskills.it/le-10-life-skills (sito consultato in data 10 novembre 2015).
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Consapevolezza di sé, gestione delle emozioni e dello stress, empatia, relazioni e comunicazione efficaci, risolvere problemi, prendere decisioni, pensiero critico e creatività. Tali competenze possono essere raggruppate secondo tre aree:
Emotive: forniscono consapevolezza di sé, aiutano a gestire le emozioni e a controllare lo stress;
Relazionali: sviluppano empatia, comunicazione efficace, relazioni efficaci;
Cognitive: aiutano a risolvere i problemi, a prendere decisioni, sviluppano il senso critico e la creatività.
Il termine di Life Skills è generalmente riferito a una gamma di abilità cognitive, emotive e relazionali di base, che consentono alle persone di operare con competenza sia sul piano individuale sia su quello sociale. In altre parole, sono abilità e capacità che ci permettono di acquisire un comportamento versatile e positivo, grazie al quale possiamo affrontare efficacemente le richieste e le sfide della vita quotidiana3.
Efficacia della lettura
Dopo quanto affermato sin qui, aggiungiamo che la lettura diventa efficace quando:
Il lettore medesimo è concentrato su ciò che il testo propone: è necessaria una certa concentrazione quando si legge il testo, rispettandone la punteggiatura, evitando distrazioni e facendo sì che la lettura sia auto formativa anche per il lettore stesso, con la finalità di acquisire nuove conoscenze. Il lettore trasmette un messaggio a dei destinatari, i quali, ascoltando e memorizzando i testi proposti acquisiscono non solo conoscenze ma nuove competenze. (Batini, 2015)
Il testo ha un linguaggio comune, utilizzabile per un pubblico di ascoltatori omogeneo, facilmente traducibile in un'altra lingua: il testo è semplice, di facile comprensione per tutti, per le persone meno acculturate (che non hanno avuto una buona formazione, causa le
http://www.lifeskills.it/le-10-life-skills (sito consultato in data 10 novembre 2015).
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problematiche sociali e di vita) ma anche per gli intellettuali. Il messaggio dell’emittente verso il destinatario deve essere chiaro, senza alcun fraintendimento e, soprattutto, fruibile.
Le parole, lette da un testo scritto, hanno un ordine preciso e anche una loro logica; ogni testo è ricco di grammatica, semantica, significati, parole chiave. Le descrizioni possono essere anche molto particolareggiate, ricche di elementi grammaticali, avverbi, sostantivi, verbi, aggettivi. Un altro aspetto altrettanto importante sono i dialoghi, i quali hanno lo scopo di farci conoscere i personaggi dei romanzi, il loro modo di pensare, ciò che l’autore vuole comunicarci, eccetera. Il linguaggio, in buona sostanza, deve suscitare emozioni e portare l’uditorio a confrontare i testi narrati sulla propria vita: se i testi parlano di vita vissuta, sono reali e suscitano interesse sempre crescente da parte dei pazienti o utenti, in base al contesto.
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2. La Lettura ad Alta Voce
Che cos’è il movimento LAAV e i suoi obiettivi
Il movimento Lettura ad Alta Voce (LaAV), diffuso in varie regioni d’Italia, mira a realizzare interventi e azioni di sviluppo della lettura ad alta voce in ambienti sanitari e socio assistenziali (anche carceri e scuole). Il progetto, pensato per soddisfare le esigenze delle categorie fragili, costituisce una proposta in favore di chi, ricoverato in ospedale, è tenuto lontano dalle opportunità offerte dalla Letture a causa di più svariati motivi (età avanzata, funzioni fisiologiche e cognitive compromesse, particolari condizioni sociali e assistenziali). La lettura ad alta voce è, pertanto, un’occasione per “umanizzare” l’esperienza di ospedalizzazione. In queste situazioni il progetto si colloca in un più ampio panorama d’interventi volti a sostanziare una nuova idea di ospedale, orientato a offrire cura e assistenza di qualità, ma anche occasioni utili per rafforzare abitudini e stili di vita salutari e sperimentare strumenti di crescita e arricchimento personale.
Obiettivi generali dell’Associazione e Mission
L’associazione di carattere educativo e avente attinenza con il ben-essere delle persone e la loro buona vita di pazienti, ricoverati in Ospedale, studenti, detenuti in Case Circondariali, Ospiti di RSA, ecc., intende raggiungere obiettivi specifici nella pratica della Lettura ad Alta Voce. A riguardo è necessario acquisire consapevolezza e punti di vista più ricchi sulla propria
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condizione: consapevolezza di avere delle potenzialità da spendere, di là dal ceto sociale, nel campo della Lettura ad Alta Voce, sviluppando un linguaggio condiviso e termini più efficaci per descrivere la propria realtà all’esperto (per esempio dialogare meglio con le altre persone, servizi, Enti, istituzioni, etc.): è necessario, soprattutto per quanto riguarda i volontari, non soltanto narrare brani, romanzi, fiabe, ma anche saper ascoltare i pazienti-utenti. Lo scopo è consolidare atteggiamenti e comportamenti, conoscenze e competenze di riflessione, partecipazione, progettazione rispetto alla propria situazione: bisogna saper riflettere, a fine lettura, sui temi proposti, far da moderatore, favorire la partecipazione dell’uditorio, pensare a letture nuove da esporre. È fondamentale diffondere buone pratiche in tema di stili di vita sani, rinforzando, attraverso la relazione, il processo del raccontare, dell’ascoltare e del riflettere insieme, la motivazione al cambiamento: cercare sempre di relazionarsi con i pazienti, proponendo buoni valori nelle tematiche trattate, riflettendo insieme senza imporre nulla. Occorre attivare relazioni espressive, tenere compagnia, promuovere momenti lucidi e ricreativi tra pari: i lettori non sono superiori agli uditori e sul piano umano sono presenti. È bene risvegliare ricordi, offrire un’occasione di ascolto: buona pratica consiste nel ricordare ciò che gli ascoltatori hanno sperimentato nella loro vita e, nei limiti del tempo fruibile, ascoltare il loro vissuto. È altrettanto importante favorire l’ascolto e formare alla lettura recuperandone il gusto: cercare di far amare la lettura, promuovere l’abitudine alla lettura come cultura, come crescita civile, di senso e di valori, come forma d’invecchiamento attivo. In buona sostanza far capire, soprattutto quando ci si trova di fronte a pazienti anziani, che si è ancora atti a crescere civilmente, a comprendere ancora il senso della vita e dei valori, favorendo il risveglio delle competenze cognitive degli adulti coinvolti (lettori, volontari, ospiti, eventuali parenti e operatori della struttura, precisando che sul punto in oggetto si è già parlato più sopra).
Per terminare è importante stimolare a raccontarsi e generare spunti di lettura/riflessione, utilizzabili dagli utenti della Lettura ad Alta Voce terminata la loro condizione di degenza: al termine del percorso sia i lettori sia gli uditori si sono “auto formati” alle tematiche trattate.
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Il movimento LaAV
Il Movimento Letture ad Alta Voce è una rete di circoli con diffusione a livello nazionale; il movimento fa capo a Nausika, associazione che si occupa di produzione artistica e culturale. Essa promuove ad ampio raggio il valore della lettura come strumento efficace e alla portata di tutti per creare condizioni di benessere nell'ambito della società civile. Essa consiste in Circoli di lettura, diffusi in varie città italiane, organizzata in una rete di volontari, il cui motto è “Io leggo per gli altri”, un modo piacevole e salutare per mettersi a disposizione degli altri. La LaAV è “Un’esperienza estremamente significativa nel panorama del paradigma narrativo è il successo crescente del movimento nazionale di lettori volontari, in essere ormai dal 2009, denominato Lettura ad Alta Voce. L’ammissione di questo progetto è promuovere ad ampio raggio il valore della lettura, come veicolo di crescita delle comunità” (Evangelista, 2015). L’organizzazione (dati aggiornati al 2014) è presente in otto regioni italiane, si sostanzia in quattrocento lettori volontari, i quali, nel complesso, garantiscono la lettura per sei ore al giorno, sette giorni su sette, per persone “che si trovano in situazione di bisogno o difficoltà: presso
ospedali, reparti pediatrici, RSA, centri diurni, case circondariali, ecc.” (Evangelista, 2015). Lo scopo è diffondere la cultura della lettura e dell‘ascolto anche in luoghi non necessariamente
vocati a tali pratiche; ciò che conta non è la letteratura ma le storie e la loro capacità di renderci
comunità, per uscire dai luoghi dell’isolamento.
“Toccare con le storie, e lasciarsi toccare da esse, è un altro modo possibile di percorrere il
nostro viaggio su questa terra da esseri (più) umani”. (Evangelista, 2015).
I Circoli di lettura promuovono eventi occasionali o strutturati, di diverso tipo, propongono laboratori e letture nelle scuole, cogliendo ogni occasione possibile per leggere.
Sempre Evangelista sostiene che “La LaAV favorisce l'incontro tra donne e uomini, giovani e anziani, adulti e bambini, persone deboli e persone in grado di dare sostegno, appartenenti a
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tutte le classi sociali e ai vari livelli di istruzione. La LaAV abbatte le barriere razziali, perché è anche un modo di viaggiare, attraverso il racconto di storie provenienti da ogni paese del mondo. E' un divertimento economico, sostenibile, uno spazio laico per creare comunità”.
Il valore della Lettura ad Alta Voce
La lettura ad Alta Voce ha dimostrato notevole utilità se ci si approccia adeguatamente ad aspetti di personalizzazione, socializzazione e formazione reciproca. È necessario attivare processi educativi, formativi e di orientamento.
“La lettura ad Alta voce costituisce una sorta di “ginnastica passiva” con caratteristiche affatto differenti da quella: l’ascolto è un’esperienza intensa, attiva, proprio in relazione alla funzione vicariante dell’esperienza a cui abbiamo già fatto riferimento. Lettura individuale silenziosa e lettura ad altra voce costituiscono un mezzo a basso costo ed alto potenziale, per contribuire a determinare il proprio destino”. (Batini, 2015).
Percorrendo questa strada chi scrive, ha tentato, riportando pochissime note che la generosità altrui ha contribuito al progetto LaAV; i volontari sviluppano doti umane e socialmente è un’esperienza rilevante. Si tratta di persone che, a livello di volontariato, dedicano il loro tempo a leggere per gli altri. È un semplice gesto ma rivoluzionario, è un modo di replicare ovunque, con il medesimo atteggiamento del giardiniere, il quale è paziente percorrendo il lungo tempo della cura.
“Implicarsi in un racconto (da narratore e/o da ascoltatore) è un modo di assumersi una responsabilità, esprimere dei pensieri ad alta voce significa selezionare delle informazioni dal flusso continuo dei pensieri, valorizzarle rispetto ad altre, ma anche liberarsene, affidarle a qualcuno, per condividerne il peso o per poterle osservare da un nuovo punto di vista”. Tutto ciò è utile alla salute degli utenti, intesa come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e
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sociale e non la semplice assenza dello stato di malattia o infermità4 (OMS, 1948) ”.
(Evangelista, 2015).
Chi legge ad alta voce deve essere anche pronto ad ascoltare, così gli aspiranti medici devono imparare ad ascoltare i pazienti per capire le loro patologie; ascoltare e narrare così che il racconto stesso diventa una sorte di viaggio in cui ci si educa vicendevolmente ad ascoltare. Infine, la narrazione del paziente non è un optional. (Baldini, 1984).
Definizione di un circolo LaAV e compito dei volontari
“I circoli LaAV hanno due tipologie di attività costitutive, che servono a definire un circolo
LaAV come tale:
Uno o più servizi presso istituti per anziani, reparti pediatrici, altri reparti di ospedale, centri per disabili, centri giovanili. Tali servizi dovranno essere caratterizzati dalla continuità (consigliata almeno una presenza settimanale) e da un numero di volontari
atto a garantire il servizio anche in caso d’indisponibilità di qualcuno;
La riunione dei lettori del circolo deve avere finalità organizzativa (dei servizi, delle
attività) e per leggere insieme (letture brevi)”.
I volontari LaAV non sono attori, non sono performer, non devono essere particolarmente bravi o dotati nella lettura, devono semplicemente avere la volontà di
dedicare del tempo agli altri per condividere, ad Alta Voce, le proprie letture.
I volontari LaAV si conoscono attraverso incontri del circolo in cui la mediazione è costituita dalla lettura (ci si conosce attraverso le letture stesse); essi sono contagiosi,
promuovono la lettura.
La Lettura ad Alta Voce per gli altri diverte, suscita emozioni, rassicura, accompagna, fa
viaggiare, sviluppa l'immaginazione, aiuta a "pensare" il futuro, stimola il ricordo del passato,
permette di elaborare metafore di riferimento per la risoluzione di problemi personali, consente
http://www.lifeskills.it/le-10-life-skills (sito consultato in data 10 novembre 2015).
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di "uscire" da eventuali situazioni di difficoltà legati alla propria condizione temporanea o meno (malati, anziani non autosufficienti, soggetti con varie forme di disagio).
La Lettura ad Alta Voce facilita l'instaurarsi di relazioni significative, fa sperimentare al lettore la "potenza" di uno strumento così semplice, di verificare concretamente gli effetti della condivisione che la lettura è in grado di attivare”. (Dal sito www.narrazioni.it). La lettura è sempre somministrata da due persone. In questo modo è più agevole interagire con gli ascoltatori che hanno spesso bisogno di attenzioni particolari, (il destinatario è comunemente un soggetto fragile e sofferente, quindi non in condizione ottimale), inoltre tale modo stimola il confronto e la riflessione sull’esperienza.
Storie che toccano
Il contributo di Martina Evangelista su Lettura ad Alta Voce (Evangelista, 2015) è stato fondamentale nello studio trattato. M. Evangelista ha elaborato una riflessione su alcuni casi concreti, basati sulla sua esperienza, personale e professionale. Essa ha riscontrato che l’approccio narrativo permette di migliorare gli ambienti formativi e di cura, riuscendo a portare
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a compimento la mission della relazione, in altre parole il benessere del soggetto, fulcro della formazione e della cura.
Evangelista ha trattato le narrazioni condivise, le quali mettono in moto l’empatia e facilitano le relazioni di aiuto. Essa afferma che raccontare o ascoltare una storia rende più brevi le distanze,
un modo di comunicare facile e stabilisce un contatto emozionale. Evangelista, quando le nacque il primo figlio, si stupì di quanto accadde nel momento in cui si rivolse all’Azienda Sanitaria Locale, allo scopo di ottenere le esatte informazioni sull’Iter da seguire. Una persona addetta, dietro una scrivania, le fornì, senza alcuna spiegazione, un foglio di Excel, il quale conteneva tutte le date previste per visite e controlli in base alla data dell’ultimo ciclo. Le visite erano stabilite prima della settimana di gravidanza, quindi si trattava di un errore del Computer ed era quindi assurdo presentarsi a visite nel passato. Essa aveva bisogno d’indicazioni precise, di una guida riguardo alla gravidanza; ciò non accadde, tant’è vero che uscì dall’ospedale “inascoltata, piena di dubbi, con un senso di autostima leso, come se le mie poche certezze non avessero valore” (Evangelista, 2015). Lei provò delusione e amarezza, si sentiva anche sola: era la prima volta che “aveva detto ad alta voce” a qualcuno, ad eccezione del marito, che avrebbe dato alla luce un bambino, e in cambio aveva ricevuto informazioni inutili che sembravano
sancissero la sua completa incapacità.
La descrizione appena fornita dimostra che la comunicazione interpersonale, per ottenere il suo campo di relazione, utile anche per chi si occupa di Lettura ad Alta Voce, deve “prescindere dall’ascolto reciproco” (Evangelista, 2015). L’ascolto attivo e l’empatia, in tale situazione, sono possibili e applicabili a tutti gli operatori e le persone implicate in relazioni di aiuto: addetti alla formazione, operatori sanitari e della cura, consulenti professionali di vario tipo, educatori, genitori, dirigenti di comunità, ecc. Per sviluppare meglio gli aspetti trattati sarebbe necessario organizzare dei corsi di formazione.
Evangelista continua la sua narrazione, descrivendo un episodio diverso avvenuto qualche mese dopo: andò a farsi visitare da un’ostetrica, con sé aveva in mano una tabella con numeri e dati incomprensibili. L’ostetrica iniziò a porre due domande, fastidiose, apparentemente inutili ma fondamentali:
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Come sei nata? Che rapporto hai con tua madre? Rielaborando il proprio progetto esistenziale, rispondendo alle domande “circolari”, hanno permesso alla “paziente” di accrescere in qualche modo la consapevolezza di sé. L’implicazione in un racconto favorisce sia il narratore sia l’ascoltatore ad assumersi le proprie responsabilità. Esprimere dei pensieri ad alta voce significa poter attingere dal flusso continuo dei pensieri, significa dare valore rispetto ad altro. Se si narra di fatti drammatici, è importante, alla fine, liberarsene, “affidarle a qualcuno, per condividerne il peso o per poterle osservare da un nuovo punto di vista”. (Evangelista, 2015).
La studiosa ricorda un episodio di Lettura ad Alta Voce, non in ospedale ma a scuola, dove il docente lesse lo incipit di un celebre romanzo che trattava di formazione. In quel momento capì che la sua vita sarebbe cambiata e proprio l’episodio in questione la porta a esplorare un universo nuovo. Aveva capito che le parole erano in grado di toccare, abbracciare, contenere, creare, istituire dei legami. L’approccio narrativo ha la proprietà di ribaltare le relazioni interpersonali in ambienti di formazione e di cura, portando a compimento la mission della relazione stessa, in altre parole “il benessere dei soggetti posti al suo centro” (Evangelista, 2015). Il racconto e l’ascolto non prescindono l’uno dall’altro giacché entrambi sono atti concreti di appartenenza cosciente a una situazione: usando il linguaggio matematico si possono definire congruenti. Le narrazioni devono essere scelte con la caratteristica di linguaggio pulito, scorrevole, trasversale, ossia capibile da tutti e con una caratteristica praticità. Per terminare il concetto, una metafora appropriata sarebbe che ognuno di noi è costituito da storie, probabilmente prima ancora di nascere. “Siamo innanzi tutto stratificazioni di storie, e poi atomi d’idrogeno, carbonio, azoto, ossigeno” (Evangelista, 2015).
Evangelista sostiene che le micro narrazioni visive, prive di un linguaggio verbale, danno senso al mondo appena ne facciamo parte e gli aneddoti che gli altri raccontano su di noi, le imprese dei nostri avi, di cui siamo postfazione, la storia che noi influenziamo più o meno direttamente, le piccole narrazioni e le grandi narrazioni ci hanno affascinato e ci hanno aperto la conoscenza verso altri mondi, proprio perché i racconti ci relazionano con il mondo e, prima ancora, con noi stessi.
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Le narrazioni servono a capire, a spiegare, a conoscere correttamente le storie di cura, quindi formative. È necessario, per capire ancor meglio tale meccanismo, ascoltare i bambini e le loro storie. Nell’approccio narrativo alle relazioni, lo stimolo alla lettura del racconto richiama i vissuti personali, ma, sostanzialmente, è un invito a fruire e a conoscere collettivamente storie eterogenee, riguardanti il patrimonio letterario, cinematografico, musicale e artistico-culturale. Tra le narrazioni, degni di nota sono le biografie, alcuni brani di romanzi, poesie, racconti, film, canzoni, giochi di ruolo, immagini, performance teatrali, ecc.
L’espressione attraverso il racconto non significa necessariamente parlare apertamente di sé; l’emotività può anche essere veicolata attraverso metafore espresse per mezzo d’immagini, posizioni del corpo, letture ad alta voce, esercizi di scrittura espressiva, ecc. Il racconto deve essere inserito in un ambiente famigliare, ma anche neutro, circoscritto, delicato e sicuro adatto agli ascoltatori coinvolti. In altre parole “inserito in un setting identificabile” in cui si sospende il giudizio e in cui i partecipanti sono consapevoli degli obiettivi da raggiungere, aderendovi spontaneamente”.
La contestualizzazione di un vissuto inserito in una cornice narrativa e metaforica è efficace almeno per due ragioni:
Il soggetto sceglie liberamente come inserirsi in metafora, facendo vivere una delle parti di sé che preferisce, che, generalmente, riguarda il modo in cui il soggetto vorrebbe essere;
L’immedesimazione in metafora avviene senza filtri relazionali, immediatamente e
istintivamente, con caratteristiche del tutto simili al processo ludico.
Per facilitare l’approccio verso l’apertura e la comunicazione, occorre adottare il principio dell’accoglienza, favorendo uno imprinting e/o un apprendimento positivo, creare le condizioni per l’apertura a prospettive e punti di vista diversi per avviare il racconto. Inoltre occorrono la disposizione emotiva meno formale e la più diretta possibile. Infine, è necessario concedere tempo agli uditori, tenendo conto che le pause e i silenzi parlano più di molte domande.
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L’esperienza del circolo LaAV di Biella: il progetto Calliope
Narrazione, scrittura e lettura, apparentemente e certamente alla portata di ognuno, rappresentano un formidabile strumento d’interpretazione del mondo tutt’altro che banale, sia per le persone che le praticano, sia per la cultura in cui esse sono situate.
Ciò che rende la lettura una competenza non scontata ai nostri giorni sono i differenti stadi di conservazione delle funzioni cognitive e la disponibilità di risorse (energie fisiche e mentali, disposizione d’animo, competenze di lettura, dispositivi di supporto ai testi come libri, giornali, computer ed occhiali).
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Per questo motivo leggere ad alta voce per altri costituisce una proposta di supporto e intermediazione rivolta a chiunque possa essere tenuto lontano dalle opportunità offerte dalla lettura a causa dei più diversi motivi (età avanzata, funzioni fisiologiche e cognitive compromesse, particolari condizioni sociali e per l’assistenza).
Genesi del progetto
Il circolo LaAV di Biella è nato nell’aprile 2014, dopo il convegno nazionale “Pensieri
Circolari”, che ha coinvolto studiosi e partecipanti dell’intero territorio nazionale. Il convegno
ha rappresentato un’importante opportunità per approfondire e diffondere l’approccio narrativo-
esperienziale nella formazione del personale sanitario e socio - educativo. L’occasione di
riflessione e di stimolo è stata così fertile e ricca che molti, tra gli organizzatori e i partecipanti,
si sono attivati per importare nelle singole realtà operative alcuni frammenti o interi progetti
presentati e promossi nel corso del convegno. Tra questi vi è il progetto di Lettura ad Alta voce.
Inizialmente gli incontri tra maggio e novembre 2014 si sono tenuti nel vecchio nosocomio,
poi, a partire dal dicembre 2014, nel nuovo Ospedale sito in Via dei Ponderanesi 2; inizialmente
si è partiti con sette volontari anche dipendenti dell’ASL, in particolare della Struttura
Complessa di Formazione e Comunicazione, una dipendente della Struttura di Medicina
Riabilitativa (la capo sala del Reparto è stata una delle sostenitrici al progetto) poi nel febbraio
2015 l’invito è stato esteso a tutti previo tesseramento. L’associazione Nausikaa chiede un
contributo che contiene spese assicurative e spese di gestione. Il 28 maggio 2015 si è svolta la
festa della Lettura ad Alta Voce in collaborazione con ASL BI, Rotary Club, con gli Istituti di
Istruzione Superiore “Rubens Vaglio”, “Quintino Sella”, “Giuseppe e Quintino Sella”,
“Cossatese e Valle Strona”. Durante la giornata gli studenti, a turno e in diversi reparti, hanno
compiuto l’esperienza della Lettura ad Alta Voce. Le letture si sono compiute all’Ex RSA di
Bioglio “Madonna Dorotea”, ospitata ora in Ospedale (tale struttura, a seguito d’importanti
lavori di ristrutturazione che hanno coinvolto l’edificio originario, dall’ottobre 2013 trova
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sistemazione presso il Presidio Ospedaliero dell’A.S.L. BI. La struttura ospita letti di Continuità Per l’assistenza destinati ad accogliere temporaneamente i pazienti dimessi da alcuni Reparti ospedalieri (Geriatria Post-Acuzie, Medicina Riabilitativa, Pronto Soccorso). Si tratta, nello specifico, di persone che, pur non avendo più necessità di ospedalizzazione e pur avendo superato la fase acuta della patologia, hanno ancora bisogno di particolari terapie riabilitative in ambito fisiatrico e geriatrico, di cui non potrebbero usufruire a domicilio), alla Struttura Complessa di Medicina Fisica e della Riabilitazione, presso il Dipartimento di Emergenza (Pronto Soccorso), in Pediatria e in alcuni altri reparti, e negli atri, sul tetto giardino (sia la parte dell’ala Est sia la parte dell’ala Ovest). Oltre alle letture ad Alta Voce ci sono stati spettacoli, performance, interventi musicali. Dopo la giornata, oltre i momenti di lettura consueti, che si svolgono regolarmente il martedì e il giovedì, dalle ore diciassette alle diciotto, il martedì presso l’ex RSA di Bioglio, il giovedì presso la Struttura Complessa di Medicina Riabilitativa. Oltre ai servizi menzionati, degno di nota è il servizio di Book Sharing (scambio gratuito di testi) e il progetto Musica Circolare, in altre parole un pianoforte situato di fronte alla Caffetteria, zona Piastra ambulatoriale, in cui, a turno, è suonato da chi lo desidera o dai professionisti in campo musicale, oltre a varie iniziative in Ospedale e sul territorio con scopi divulgativi del progetto.
Il Circolo LaAV di Biella si è sviluppato nelle seguenti fasi (Allegato alla deliberazione n. 772 dello 01-12-2014):
Il Progetto e il suo ambiente
Il progetto qui presentato mira a realizzare interventi e azioni di promozione della lettura ad alta voce in contesti sanitari e socio assistenziali (quindi soprattutto in favore di fasce di popolazione vulnerabili quali degenti di unità di cura e utenti di servizi diagnostici). Tale progetto si colloca in un più ampio panorama d’interventi volti a sostanziare una nuova idea di ospedale, che offra non solo cura e assistenza di qualità, ma anche occasioni utili a rafforzare e acquisire competenze capaci di supportare abitudini e stili di vita salutari e a sperimentare strumenti di
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crescita e arricchimento personale. Un ospedale quindi che può essere definito di “Rigenerazione”, intendendo, con questo termine, un processo riflessivo e generativo che considera gli spazi fisici, mentali e culturali che attendono al luogo di cura come uno spazio fertile dove promuovere stili di vita sani e di ben-essere per la comunità. Esso si propone di intercettare e valorizzare le risorse presenti nella comunità locale, al fine di comprendere azioni che si configurino come esperienze arricchenti e “rigeneranti”, in grado di contribuire fattivamente al benessere dei cittadini-utenti.
La lettura ad alta voce e la narrazione come strumento ricreativo e di socialità
La lettura è universalmente riconosciuta come uno dei più potenti strumenti, utilizzati nelle comunità umane, per condividere informazioni e attribuire significato all’esperienza umana, costruendo così idee, quadri valoriali e visioni del mondo.
La valorizzazione e la diffusione delle pratiche di lettura condivisa, si configura pertanto come substrato dal quale possono essere implementate le life skills personali (vedi sopra).
Risultati attesi e destinatari del progetto
Si vuole proseguire il progetto ampliando le realtà/ambienti di lettura, scegliendo quelli in cui i pazienti abbiano una prolungata presenza in ospedale (oncologia, dialisi …). La degenza lunga è preferibile in quanto:
l’organizzazione della struttura ospitante è predisposta a ritmi di lavoro calmi, in cui il concetto di “tempo da occupare” possa assumere valore;
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nel lungo periodo di allontanamento dal proprio domicilio può essere maggiormente indicativo proporre spazi di socializzazione e umanizzazione del ricovero;
esistono maggiori condizioni per creare continuità nell’occasione di lettura tra chi legge e chi ascolta (pur non essendo lo stesso il volontario che legge).
Si prevede che il progetto a regime possa raggiungere circa quattrocentoottantadue utenti rappresentati dal potenziale della popolazione ospitabile nel nuovo nosocomio.
Fasi del progetto e annotazioni metodologiche e operative
Fase di prima ideazione
In questa fase è stata preparata l'ipotesi progettuale, dallo svolgimento del Convegno Pensieri Circolari (10-11 aprile 2014) in cui si è svolto tra le altre cose, il primo effettivo incontro l’Associazione nazionale LAAV.
Fase di perfezionamento
Sono ricomprese in questa fase le riunioni preliminari, in cui sono abbozzati i tempi e i modi della “lettura” e il reclutamento e ingaggio dei primi “lettori” interessati. Questa fase si è svolta all’interno di una cornice di sostenibilità ecologica sia con riferimento alla situazione ove si è andati a operare sia per quel gruppo di utenti sia per quanto riguarda il gruppo di volontari che hanno attivato il progetto. In tal senso è stata attivata, con i referenti della Struttura ospitante, una costante negoziazione sui tempi e sui modi dello svolgimento della lettura.
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Fase di sperimentazione
Le letture hanno avuto ufficialmente inizio il 28 maggio 2014 e fin da subito si sono condotte azioni di prima verifica.
Si è tenuto conto di confezionare una locandina, attraverso la quale comunicare le date che si riferiscono alla presenza dei lettori nella Struttura.
La fase di sperimentazione ha coinvolto gli ospiti della RSA di Bioglio, prevedendo un incontro a settimana di circa un’ora. In virtù dell’elevato turn over degli ospiti, non è stato possibile definire con gli interessati generi letterari e temi preferiti. Per questo motivo per ogni incontro sono preparate letture di diverso genere e per vari gusti. Esse sono costituite generalmente da brevi racconti contenenti una morale, romanzi di avventura, favole, storie, miti e leggende legati a diversi specifici territori, poesie. Si cerca comunque di prediligere racconti che offrano un rimando a esperienze di vita, capaci di risvegliare ricordi in chi ascolta e attivare semplici commenti e considerazioni fra gli uditori. Affinché l’ascoltatore possa percepire il senso del piacere che accompagna una lettura, non sono comunque tralasciati testi che piacciano e appassionino il lettore, che, di volta in volta, sceglierà fra quelli ritenuti più adatti.
La lettura è sempre somministrata da due persone. In questo modo è più agevole interagire con ascoltatori che hanno spesso bisogno di attenzioni particolari, (Il destinatario è comunemente un soggetto fragile e sofferente, quindi non in condizione ottimale); inoltre tale modo stimola il confronto e la riflessione sull’esperienza.
Fase di consolidamento
Attraverso la partecipazione alla Giornata NAZIONALE LAAV, che si è svolto ad Arezzo in data 1° giugno 2014, ha preso l’avvio, il circolo LAAV di Biella in connessione con l'associazione nazionale.
Il gruppo si è consolidato e il ritmo di lettura presso l’RSA è diventato regolare. Nel periodo estivo la programmazione della lettura è stata bisettimanale, per tornare settimanale da settembre.
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In questa fase si è affinato il metodo di proposte delle letture e la norma di conduzione degli incontri.
Si vuole segnalare, altresì, l’avvio di una pratica di lettura in oncologia.
Fase di sviluppo
Ha caratterizzato questa fase la programmazione d’incontri periodici di supervisione, l’ampliamento del progetto con reclutamento di volontari attraverso l'associazionismo locale e gli incontri con i presidi delle scuole superiori della provincia di Biella.
Dall’incontro con i Presidi ci si attende il coinvolgimento futuro degli studenti, nel ruolo di lettori volontari. A proposito di questo possibile coinvolgimento si evidenzia qui come la partecipazione al progetto da parte degli studenti e dei docenti possa rafforzare la sua potenzialità formativa e educativa.
Infatti, le pratiche di lettura e le attività previste dal progetto si configurano come potenziali occasioni formative e educative volte non soltanto ad accrescere le personali capacità di lettura degli studenti, ma possono esercitare, allo stesso tempo, molteplici effetti su diverse aree di sviluppo socio emotivo, in primis su quella relazionale e comunicativa.
Tali occasioni potranno essere poi ulteriormente valorizzate attraverso il presidio di opportuni ambienti di educazione e di confronto e di rielaborazione dell’esperienza con il docente.
In questa fase che prevede la nascita e la cura di una “comunità di lettori” saranno programmati periodici incontri tra i volontari volti a rinnovare senso e motivazioni che accompagnano l’esperienza e a valutare possibili sviluppi ed evoluzioni del progetto. Tra quelli al momento potenzialmente praticabili, vi sono l’organizzazione d’incontri e seminari temi sull’argomento, l’organizzazione di Reading e sessioni di letture in modo che possano coinvolgere, oltre che gli utenti, la quasi totalità dei dipendenti dell’Azienda. Si prevede inoltre di attivare nel prossimo futuro un corso di lettura espressiva per tutti i partecipanti al progetto.
Ci si propone inoltre di ricercare nuovi spazi e contesti di lettura nel nuovo ospedale”.
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Principi della Pedagogia della lettura ad alta voce
Alla luce di quanto ha trattato Federico Batini, nel suo contributo in Formazione, narrazione, cura, è presentata una sintesi sui punti che interessano la pedagogia della LaAV e a ciascuno è data una breve spiegazione.
Assaggiare: assaggi al plurale di storie con tematiche diverse: il volontario deve poter leggere e conoscere un ventaglio di letture diverse, soprattutto di generi letterari diversi che servano principalmente a sé stesso. È necessario leggere diverse storie, differenti
per tipologia di linguaggio e contenuto, in modo di avere una buona cultura letteraria; Socializzazione: la lettura deve diventare un’esperienza umana felice e contagiosa. Per
essere “testimoni” credibili della lettura è necessario leggere a propria volta, condividendo la propria esperienza di lettore;
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Pluralità e reiterazione: è necessario leggere una certa varietà di testi, per attirare persone con gusti personali e idee diverse e per ampliare i gusti di chi ascolta. È
necessario far cogliere la ricchezza della polisemia e della semantica;
Gradualità e fiducia: dai testi semplici e brevi, possiamo arrivare ai testi complessi; ciò deve essere una regola. Sono certamente necessari appuntamenti fissi di lettura e volta per volta è necessario rispettare i gusti e i livelli di fruizione dei soggetti con cui si
lavora;
Brevità e accessibilità: utilizzare testi brevi e di facile comprensione;
Prossimità: le storie narrate non devono essere distanti (metaforicamente) dalla vita
degli ascoltatori, con storie i cui personaggi hanno delle somiglianze con la vita reale; Scelta e mediazione: i brani sono scelti in base ai gusti del lettore ma deve mediare tra
le attese dell’uditorio;
Partecipazione: gli ascoltatori possono diventare, occasionalmente o permanentemente
dei lettori per gli altri o lettori tout court;
Assaggi e sperimentazioni: non aver timore di leggere solamente delle parti di alcuni testi; è molto importante non concentrarsi e fissarsi su un solo genere, consentendo agli
ascoltatori di sperimentare generi e modalità differenti;
Ascolto attivo reciproco: occorre incoraggiare lo sviluppo della competenza dell’ascolto attivo. Esso è un ascolto partecipe e in qualche modo è a completamento di quanto ascoltato. Il lettore si percepisce realmente accolto giacché sta donando agli altri e aumenta la fiducia e l’efficacia della lettura; nell’ascolto attivo si attiva la percezione di elementi non immediatamente accessibili, quali ad esempio la musicalità di un testo, lo
stile letterario, lo stile del lettore stesso e le emozioni che condivide esponendo la storia; Personalizzazione e ambiente: non si legge mai la stessa storia. Lettore e ascoltatore
fanno diventare l’esperienza unica, perché vi sono ascoltatori diversi, lettori diversi,
contesti diversi;
Accettazione: per costituire una comunità di lettori è necessario che il lettore, di là delle competenze, deve essere accettato dagli altri.
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4. Interviste sul campo
In questo capitolo vengono riportate i testi delle interviste condotte a tre volontari del Circolo LaAV di Biella. Completano il capitolo alcune osservazioni e commenti sintetici.
La traccia dell’intervista.
L’intervista si è articolata in 13 domande poste nell’ordine di seguito descritto.
Può descrivermi brevemente come funziona il vostro Circolo?
Quanti sono i soci? Quali sono i ruoli e le funzioni principali del circolo?
Come viene organizzata l’attività e la vita associativa?
Cosa significa per lei leggere ad alta voce?
Che cosa la motiva a questa forma di volontariato? Che cosa racconta in particolare di lei questa attività di volontariato?
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In che modo si prepara alla lettura? Quali sono i suoi personali criteri di scelta delle letture che propone?
Puoi segnalarmi qualche aneddoto o episodio che le ha fatto particolarmente piacere e dal quale ha tratto rinnovato entusiasmo e interesse a continuare in questa attività?
Le è mai capitato di sentirsi in difficoltà nel corso di un incontro di lettura? Se sì, mi racconta cosa è successo?
Che tipo di interazioni si instaurano tra i fruitori?
Nella sua esperienza di lettore la lettura ad alta voce ha favorito una messa in gioco delle persone presenti all’incontro?
Condivide con qualcuno questa attività di volontario? La promuove fra i suoi amici?
Ha qualche particolare desiderio, sogno o aspirazione per la vita dell’associazione?
Desidera aggiungere qualcosa?
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Intervista a Lettore n. 1
La prima intervista è stata maggiormente dinamica, forse meno sistematica ma è stata, tra le tre, la più interessante sul piano affettivo e umano. La persona intervistata, un Impiegata esterno all’ASL BI, con un retaggio culturale molto valido e con studi umanistici alla base, ha narrato la sua esperienza presso la SPDC (Psichiatria), con le difficoltà ma anche la soddisfazione di un rapporto ormai biennale con i pazienti del Reparto e con una grande tenacia e determinazione a proporre loro testi di vario genere e in particolare la vita degli animali. L’amore per i pazienti psichiatrici ha caratterizzato nella lettrice un entusiasmo nei loro confronti che ha reso importante il suo servizio di volontariato.
Può descrivermi brevemente come funziona il vostro Circolo?
Il nostro circolo è composto di volontari che provengono da varie realtà. Il nucleo originario apparteneva all’ASL. I primi lettori erano dipendenti dell’ASL o collaboratori
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dell’Azienda Sanitaria. L’idea è nata in un contesto di narrazione, di Medical Humaniets, in cui si toccavano gli ambiti della medicina narrativa, in un ambito di cura in senso lato. Il circolo è partito in una cerchia ristretta, poi si è allargato, ha quindi coinvolto persone che svolgono le professioni più disparate, pensionati, eccetera, insomma, persone che condividono la passione per la lettura e vogliono svolgere un’attività di volontariato che coinvolga anche la loro passione. Il circolo, in realtà, non ha un’organizzazione particolarmente rigida, ha un coordinatore e poi ha delle riunioni periodiche a partecipazione abbastanza variabile: alcune volte ci si raduna in gran numero, altre volte ci si raduna tra poche persone. Tutto ciò è causato dalla varietà di persone che frequentano il circolo, persone con situazioni ed esigenze diametralmente diverse. In realtà non esiste un comitato organizzativo vero e proprio ma, di volta in volta, è possibile organizzare un evento specifico, facendo conto sulle forze disponibili e si capisce quanto si possa chiedere, in termini di disponibilità, ai soci presenti. L’organizzazione è molto fluida.
Quanti sono i soci? Quali sono i ruoli e le funzioni principali del circolo?
I soci sono, all’incirca, una trentina. Il Coordinatore è il Dott. Alastra, che cerca di essere presente il più possibile. La persona che principalmente coordina l’attività è, storicamente, Rosa Introcaso.
Ultimamente ci si è organizzati nel seguente modo:
Ciascun reparto in cui si svolge la lettura ha una referente, una sorta di organizzatore dei turni di lettura nel contesto di riferimento. Ci siamo dati la seguente regola: a ogni cantiere di lettura, nuovo, appena aperto, sarà assegnato un coordinatore che si dovrà occupare di curare i rapporti con la coordinatrice infermieristica del reparto, per organizzare il servizio, cercando di predisporre anche i turni di lettura dei volontari che desiderano leggere nel reparto specifico.
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Come viene organizzata l’attività e la vita associativa?
Ci si raduna tra soci circa ogni mese e mezzo per fare il punto della situazione. La partecipazione degli incontri non è tassativa, ma è importante l’incontro: si rilevano le difficoltà organizzative, un po’ per capire se ci sono dei reparti con cantieri di lettura perché non sono sufficienti i volontari, per organizzare eventi particolari, quali la festa della lettura, ecc.
Cosa significa per lei leggere ad alta voce?
Per me leggere ad alta voce significa forzare un po’ la mia area di confort: io non ho figli, quindi non ho l’esperienza di lettura con i bambini e nemmeno ho ricordi della mia mamma che mi leggesse favole. Per me leggere ad alta voce è stata un’esperienza nuova e anche che mi mette un po’ in imbarazzo: sono una lettrice che, come tutte le altre persone, è abituata a leggere a mente per conto proprio; quando frequentavo l’università ero abituata a studiare mentalmente e nemmeno ero abituata a ripetere ad alta voce.
Che cosa la motiva a questa forma di volontariato? Che cosa racconta in particolare di lei questa attività di volontariato?
Mi motiva il fatto che unisca la passione per leggere e il fatto che possa rendermi utile a persone sofferenti. Mi motiva particolarmente il contesto in cui sono stabilmente
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inserita, ovvero il reparto di psichiatria. È un tipo di fragilità che non dico che mi piaccia ma mi ci trovo a mio agio e mi piace frequentare il reparto, che sento vicino.
In qualche modo trasmetto i miei gusti in campo di lettura e la magia che per me hanno le parole, la loro potenza evocativa, la facoltà di aprire molte finestre, tra cui le finestre della sofferenza. Ti racconterò poi un piccolo episodio a riguardo che mi ha particolarmente colpita.
In che modo si prepara alla lettura? Quali sono i suoi personali criteri di scelta delle letture che propone?
Di solito colleziono le letture proposte provando a mettermi dalla parte degli uditori; per esempio leggendo in psichiatria, devo cercare di eliminare tutti gli elementi di disturbo nei confronti dei pazienti; l’episodio che ti racconterò, dimostra, al contrario, che pur prendendo tutte le precauzioni a riguardo non sempre sono utili.
I criteri di scelta che utilizzo sono quantitativi: scelgo testi brevi poiché la capacità di attenzione dei pazienti, nel caso specifico del reparto che frequento, è labile. Utilizzo testi semplici con un linguaggio semplice, non forbito né complesso, con dei riferimenti culturali accessibili. Leggo soprattutto fiabe o comunque racconti di animali, oppure storie in cui ci sia una morale che stimoli la discussione e il confronto anche acceso. Il confronto, anche sostenuto, alcune volte accade ed è accaduto durante i miei turni di lettura.
Puoi segnalarmi qualche aneddoto o episodio che le ha fatto particolarmente piacere e dal quale ha tratto rinnovato entusiasmo e interesse a continuare in questa attività?
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Gli episodi sarebbero tanti, uno che mi ha fatto particolarmente piacere è la storia di un signore di novanta anni che ho potuto vedere due volte. Il paziente ha avuto due ricoveri e, a distanza di mesi, quando mi ha visto in sala ricreativa nel momento in cui sono entrata per leggere, si ricordava non solo di me ma soprattutto le letture che gli avevo proposto. Egli si ricordava ancora di due letture perché una era stata fatta su sua richiesta, io frequento il reparto una volta la settimana e lui era stato ricoverato per più settimane e, da una volta all’altra, mi aveva chiesto se potevo proporre una lettura specifica che puntualmente avevo presentato. Egli si ricordava, sia di me, sia della lettura richiesta e anche di un’altra; si era ricordato che una gli piaceva più dell’altra, quindi avevo inciso nella sua memoria un fatto riguardante la lettura.
Il secondo episodio fu spiacevole ma non drammatico: avevo proposto una lettura da un libro “Momenti di trascurabile felicità” di Piccolo ed era una pagina che avevo classificato come un “racconto innocuo”, non disturbante. Non mi sembrava un brano che avesse suscitato turbamento, ma che infondesse, al contrario, serenità, perché parlava del rapporto che le persone hanno con le code, che si fanno in banca, in posta, al supermercato, ecc. Il racconto era piuttosto scherzoso; in reparto vi era una ragazza ricoverata, molto giovane, che nel momento in cui sentì il racconto affermò; “mi ricorda una persona, veramente identica a quella del racconto” e, la paziente, mi aveva chiesto il testo integrale di cui ero sprovvista in quel momento. Mi era spiaciuto di non averlo con me. La ragazza mi sembrò colpita dal racconto, colpita positivamente. Nel frattempo ero tornata nel pomeriggio perché, in quel periodo, affiancavo anche una presenza musicale in psichiatria, nel senso che mi recavo a leggere al mattino, e all’incontro con il musicista il pomeriggio. Nella pausa pranzo mi ero recata a fare delle fotocopie a completamento dello stralcio di racconto che avevo letto per regalarlo a quella ragazza. Io entrai e le dissi: “Ti ho portato la fotocopia di quel racconto”. Fu molto cortese nell’affermare: “Scusami, ma devo ancora riprendermi dal turbamento che quel racconto ha suscitato in me, il racconto mi ha provocato e ho dovuto persino
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prendere una pastiglia di ansiolitico aggiuntiva e sono andata in crisi!”. Io mi scusai e disse: “Non c’è problema, ma è un episodio che devo assolutamente dimenticare”. Il fatto, oltre a crearmi imbarazzo e dispiacere, mi ha dato una lezione di vita: oltre ad essere prudente nella scelta dei testi, non puoi mai prevedere che cosa vai a toccare con quel testo, quindi è necessario “prendersi sulle spalle” il carico del rischio, che è ineludibile (concetto di rischio educativo).
Le è mai capitato di sentirsi in difficoltà nel corso di un incontro di lettura? Se sì, mi racconta cosa è successo?
Io mi reco in psichiatria dalle ore 16 alle ore 17 e il mio arrivo è spesso concomitante con l’arrivo della merenda, oppure la merenda arriva mentre sto leggendo: in quei momenti, a volte, mi sento un po’ a disagio perché c’è un po’ di confusione attorno a me, c’è della distrazione che io non sono sempre capace di gestire. Mi sento a disagio perché comprendo che, da un lato il momento della merenda è importante per i pazienti, dall’altro lato sono lì a prestare un servizio che non so se interrompere, se proseguire, eccetera. Ho una difficoltà di collocazione!
A proposito di “imbarazzo”, è da notare che, una volta, in Medicina interna, è capitato che un paziente, prima della lettura stesse guardando la TV; l’abilità della lettrice è stata di dire: “Carissimo, per cortesia spenga, anche perché ciò che trasmettono è brutto, è tragico, è meglio leggere un libro”. Alla fine la volontaria ha ottenuto lo scopo e la televisione, durante la lettura, è rimasta spenta. È necessario, con dolcezza e fermezza, in tali casi, coinvolgere gli utenti in modo corretto.
Che tipo di interazioni si instaurano tra i fruitori?
A volte, ci sono delle bellissime sorprese perché, anche quelle persone che non vogliano interagire, o non essere in grado di farlo, o di non farcela perché in quel momento non
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stanno bene e quindi non vogliono ascoltare, in occasione di incontri successivi, in ricoveri a distanza di tempo, ti riconoscono e si ricordano delle letture. Tu, mentalmente, ti dici: “Sembrava che il paziente dormisse e invece ti ha ascoltato”.
Spesso ci sono anche delle interazioni intense: io ho incontrato, dopo il periodo di degenza, dei pazienti; ricordo una paziente particolare che recentemente è deceduta e alla quale dedicherei un pensiero. La ragazza scriveva poesie e l’avevo conosciuta qui in psichiatria, l’avevo rivista perché avevo acquistato i suoi libri di poesie (il motivo per cui c’eravamo incontrati) e dopo qualche settimana è mancata. Di solito (con voce commossa) c’è un affetto molto spontaneo, spesso ci si saluta baciandosi.
Nella Struttura Complessa di Oncologia del Presidio Ospedaliero di Biella capitano molto spesso episodi simili, in questo caso tra volontari di associazioni ed enti diversi.
Nella sua esperienza di lettore la lettura ad alta voce ha favorito una messa in gioco delle persone presenti all’incontro?
Sicuramente ci sono state situazioni stimolanti in tal senso, impreviste, perché alla fine sono entrate in relazione con loro, la cosa più interessante e anche lo scopo che mi sono prefissa, più del fatto che entrino in relazione con me. Le persone, con le loro situazioni, è meglio che si conoscano e interagiscano tra loro. Avvengono degli scambi, anche nelle cose più banali. Io parlo sempre degli animali; tra loro, a volte, avvengono casi di questo genere. Io amo i gatti, per esempio, spesso leggo storie di animali perché vedo che scatena diversi confronti tra loro, racconti, aneddoti, essendo un’attività entusiasmante.
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Condivide con qualcuno quest’ attività di volontario? La promuove fra i suoi amici?
Ci provo spesso, anche tramite facebook, lo pubblicizzo e dico che esiste quest’attività. È chiaro che è difficile seguirla: io cerco di dare punti di riferimento, spesso li indirizzo a Rosa I., così, perché mi sembra un’ottima cosa!
Ha qualche particolare desiderio, sogno o aspirazione per la vita dell’associazione?
Personalmente percepisco quest’associazione come molto legata all’Ospedale perché, a mio parere, si potrebbe anche lavorare su lettura e scrittura, quindi sviluppare dei piccoli laboratori di scrittura, utilizzando poi gli scritti nati in quell’ambiente come letture. È necessario, a tal proposito, far circolare micro storie di pazienti (raccogliendo le storie che vengono create) e leggerle, anziché trarre brani da libri, riviste, internet, eccetera. In buona sostanza, anziché leggere testi di scrittori affermati, leggere testi di gente comune. Certi ambienti sarebbero favoriti, restando soprattutto in ospedale. Mi piace molto l’idea che si sviluppi la lettura individuale, in camera con rapporto volontario-paziente 1:1. In tal modo si possono scegliere le letture che piacciono al paziente, nel caso, soprattutto, di lungodegenze. Immagino situazioni abbastanza estreme come rianimazione, medicina intensiva e semi-intensiva, in situazione di degenze molto lunghe in cui non se ne conosce la prognosi.
Desidera aggiungere qualcosa?
Penso che la Lettura ad Alta voce sia un’esperienza da proporre a molti, anche per il rapporto con la fragilità, perché un volontariato “soft”, un tipo di volontariato in cui non
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c’è la corporeità in gioco (spesso frenante). Abbiamo la parola, con tutto il suo valore e con tutta la sua forza ed è un avvicinamento alla fragilità che può significare tanto.
Intervista a Lettore n. 2
L’intervista è stata proposta a un’Infermiera professionale dedita alla formazione. Durante l’intervista è emersa l’unione tra il precedente ruolo sul campo e l’attuale, dalla parte di formatrice e lettrice al contempo. Le risposte hanno una valida sistematicità, tenendo conto che la professionista aveva padronanza sia sull’aspetto del lavoro infermieristico, sia sull’aspetto dell’esperienza di educatrice e formatrice, di colleghi e di chiunque maturasse attitudini e interessi ad un cammino di formazione sulle Medical Humanities.
Può descrivermi brevemente come funziona il vostro Circolo?
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Il nostro circolo è composto all’incirca da circa venti soci. Si tratta di un circolo sostanzialmente piccolo, come ben sai, che si occupa di promuovere l’attività di lettura ad alta voce nei contesti fragili, in particolare il contesto che abbiamo scelto per ovvi motivi è l’azienda ospedaliera.
C’è una ventina d’iscritti, anche molto attivi: tra coloro che consideriamo attivi, si ritrovano nei reparti e leggono con cadenza bimensile. Altri ci frequentano, conoscono la nostra attività, ci supportano dall’esterno, frequentano meno l’attività nei reparti.
Quanti sono i soci? Quali sono i ruoli e le funzioni principali del circolo?
Tra i soci attivi, circa una ventina, e i sostenitori, è all’incirca una quarantina di persone che sono state in diverso modo sensibilizzate e che, in diverso modo, partecipano alla vita del circolo.
Come ruoli abbiamo il ruolo del Coordinatore e Organizzatore delle attività che, all’interno del circolo è ricoperto dal Dr. Alastra, e, inoltre, ci sono dei coordinatori di area di lettura a cui fanno riferimento un numero di lettori e che sono coloro i quali si occupano della stesura dei calendari di lettura, che tengono i contatti con le realtà in cui andiamo a leggere, che ovviamente esercitano un’attività di vivacizzazione di quella che è la vita del circolo, fondamentalmente presso i soci.
Abbiamo quattro cantieri di lettura aperti:
SPDC (Psichiatria), Neurologia, Medicina Riabilitativa e Cardiologia. Si pensa di aprire anche altri cantieri in futuro, valutando prima le forze disponibili sul campo. La Neurologia e la Cardiologia sono cantieri aperti di recente.
Intendiamo aprire cantieri di lettura in Pediatria (reparto in cui abbiamo diversi simpatizzanti e sostenitori tra i genitori dei bambini degenti), pensiamo poi anche alla rianimazione.
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Come viene organizzata l’attività e la vita associativa?
Cerchiamo di tenerci in contatto tra i diversi partecipanti all’attività, tra i coordinatori di area e i lettori, e, con un certo scambio verbale ed epistolare, in prossimità di quelle che sono le attività di lettura anche soltanto per chiedersi com’è andata, se ci sono stati dei problemi, se ci sono questioni da segnalare o no. Sono poi organizzate delle riunioni che possono essere con una cadenza bimensile o ogni tre mesi, per fare il punto della situazione con tutti quelli che sono i coordinatori di area e le persone che sono comunque interessate a prendere parte un po’ più attiva all’organizzazione dei lavori. Tutto ciò è un aspetto del funzionamento che, a mio parere, va ancora un po’ “rodato”, ma probabilmente meglio pensato, meglio gestito. Insomma, è ancora in corso di rodaggio-costruzione. È tutto un discorso a livello organizzativo - pratico e tutto ciò che può essere una possibile attività di sviluppo dell’attività.
Cosa significa per lei leggere ad alta voce?
Personalmente amo leggere, la lettura è un qualcosa per me naturale. La lettura ad alta voce aggiunge al mio piacere personale per la lettura il fatto che può permettermi di instaurare un ponte relazionale con altre persone nell’ambito di momenti di socialità, che possono essere piacevoli per me e per chi ascolta. È un momento relazionale, se vogliamo estemporaneo, ed è questo il motivo per cui mi piace contribuire a realizzare.
Mi piace leggere ad alta voce ai miei genitori e ai miei amici, se capita l’occasione. Mi capita ai miei famigliari, ma sono più contenta di poterlo svolgere in una struttura di degenza, in cui le persone possano trarne un beneficio o possano essere aiutate a pensare ad un futuro migliore.
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Insomma, è anche il tuo mestiere, professione che prima svolgevi
direttamente a contatto con i pazienti….
Sì, alla fine è sempre un modo per prendersi cura delle persone in un’altra forma. È una piccola pillola, in un certo modo”rigenerativa”, anche a livello personale e spero che lo possa essere per le persone che usufruiscono di questa opportunità, insomma di questo tipo di servizio.
Che cosa la motiva a questa forma di volontariato? Che cosa racconta in particolare di lei questa attività di volontariato?
Il motivo è che mi piace mettermi in gioco ed essere in situazione con le persone, nell’aspetto relazionale, nell’aspetto comunicativo, nell’aspetto importante. Se dovessi scegliere un’attività di volontariato, questa risponde maggiormente alle mie corde.
In che modo si prepara alla lettura? Quali sono i suoi personali criteri di scelta delle letture che propone?
Mi piace andare a scartabellare tra quelli che sono i temi, i testi, i libri della narrativa che ho letto nei tempi passati e che per qualche motivo penso che potrebbero avere un senso da proporre, che potrebbero far scoprire argomenti certamente già letti.
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Normalmente, il giorno prima della lettura, riprendo dei testi, cerco di organizzare contributi di diversa natura, racconti di diverso genere che possano interessare varie categorie di ascoltatori, in base alle personali sensibilità. Ovviamente cerco tra gli argomenti che piacciano a me, che hanno senso e significato all’aspetto della creatività, come riferimento all’autore, scegliendo tra gli autori che mi accompagnano nel cammino della vita di lettura. In sostanza l’unico criterio che utilizzo è diversificare i temi affrontati, se c’è la possibilità, cerco di metterlo in campo e tutto ciò che riguarda la necessità di organizzare le letture per un uditorio che potrebbe comunque creare delle difficoltà, far riscontrare una scarsa attenzione. Fatte salve le caratteristiche citate, cerco appunto di diversificare il più possibile i brani che scelgo.
Puoi segnalarmi qualche aneddoto o episodio che le ha fatto particolarmente piacere e dal quale ha tratto rinnovato entusiasmo e interesse a continuare in questa attività?
Gli episodi che mi hanno fatto piacere sono stati diversi. Una delle cose per me maggiormente piacevole è leggere con una persona, Gabriella, alla quale avevamo proposto quest’attività durante la sua degenza. Il fatto di ritrovarmela adesso in coppia, ora che è attiva ed è migliorata fisicamente, avere modo di rivederla mi arreca un grande piacere. Ci sono state occasioni in cui ho re incontrato persone che non frequentavo da molto tempo. È stato piacevole riscoprirle anche in un momento così breve, un tempo fugace quale può essere un’ora di lettura all’interno della struttura.
Ogni volta che le persone ti ascoltano, gli s’illuminano gli occhi e tutte le volte che accade fa molto piacere e costituisce le motivazioni per proseguire.
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Le è mai capitato di sentirsi in difficoltà nel corso di un incontro di lettura? Se sì, mi racconta cosa è successo?
Difficoltà vere e proprie non ne ho mai incontrate. Mi sento a disagio, tenendo conto che le persone non sono così orientate nel tempo e nello spazio e mi pongo la domanda se la loro scelta sia stata libera o dettata da altri motivi; i pazienti si distraggono, non sono consapevoli. In quel momento mi sento io a disagio. Quando invece si sono verificati episodi in cui le persone, magari, per motivi diversi, o perché affaticati, o perché distratti da altre preoccupazioni e probabilmente hanno chiesto di abbandonare la sessione di lettura. Tuttavia, tutto questo processo, non lo avverto come un qualcosa di difficile. È capitato, a volte, di essermi sentita in difficoltà, ma in un contesto particolare di lettura che era la SPDC, ovvero il Reparto Psichiatrico, ma, in quel caso, l’ascoltatore, il paziente, non era stabile, si alzava, disturbava il restante uditorio, interrompeva diverse volte la lettura e quindi aveva creato un lieve disagio.
Che tipo di interazioni si instaurano tra i fruitori?
Questo è un aspetto molto interessante perché a volte capita che io, durante i nostri incontri di lettura, trovi delle occasioni in cui le persone, che sono all’interno della struttura si conoscono, perché ci sono state probabilmente delle precedenti occasioni per fare conoscenza, a volte non solo si conoscono, ma si riconoscono e si ritrovano addirittura parenti (è accaduto in qualche occasione!). In certi casi si ritrovano a essere vicini di casa o cose di questo genere. Tutto questo processo che si osserva non solo è divertente ma anche molto interessante! Di fatto l’aspetto della personalità è quello che riguarda il scambiarsi pareri su quello che è stato ascoltato, esprimere la propria opinione, a esternare il proprio punto di vista è una questione prioritaria cui tengo
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particolarmente. Il tipo di relazione che s’instaura è legata all’esprimere i propri punti di vista sul racconto, sulla lettura.
Nella sua esperienza di lettore la lettura ad alta voce ha favorito una messa in gioco delle persone presenti all’incontro?
Io cerco sempre di farlo, penso che sia una delle finalità della LaaV. Io cerco in qualche modo di sollecitare ciò che è l’espressione del proprio punto di vista, poi non sempre le persone sono disponibili. Ogni caso va valutato in base all’ambiente e alla situazione che ci si trova dinanzi. È necessario rendersi conto fino a quando è bene, fino a quando in qualche modo si possa o no procedere in quella direzione. Quando trovo un contesto favorevole cerco di mettere in gioco gli astanti. È un qualcosa di bello, d’interessante, accresce la capacità delle persone di aprire in qualche modo i loro orizzonti. È un aspetto che, dal mio punto di vista, tonifica molto quello che è la lettura proposta all’interno della struttura. Tanto più siamo capaci di alimentare un buono scambio di considerazioni rispetto a qualche tema proposto, siamo lieti di farlo. Buona significa rispettosa dei punti di vista, una conversazione capace di ascoltarli, di accoglierli, di indagarli e motivarli adeguatamente, penso che sia importante farlo e in qualche modo favorirlo.
Condivide con qualcuno questa attività di volontario? La promuove fra i suoi amici?
Promuoverla la promuovo, condividerla con gli altri di sicuro. Condivido questa passione con gli amici, anche perché mi piacerebbe che la famiglia dei lettori ad alta voce crescesse, nell’attesa di pensare sempre più attività coinvolgenti e rivolte anche ad altre realtà, non soltanto un’esperienza ospedaliera. La condivido anche con qualche collega, la condivido con qualche amica.
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Ha qualche particolare desiderio, sogno o aspirazione per la vita dell’associazione?
La prima cosa è accrescere il numero dei volontari lettori, con la possibilità di crescere insieme come lettori ad alta voce. Sarebbe un buon obiettivo anche con l’aumento delle proprie competenze di lettura ma anche creando dei contesti dove potersi scambiare delle informazioni sugli autori, eccetera. Mi piacerebbe organizzare delle attività che coinvolgano i giovani, assolutamente sì. Tutto ciò sarebbe da proporre a bambini e ragazzi nelle scuole, come d’altronde era accaduto durante la “Festa della lettura”, coinvolgendo gli Istituti Superiori biellesi, tra cui I.I.S. “Cossatese e Valle Strona”, I.I.S. “Q. Sella”, Liceo “G. e Q. Sella”, I.T.C.S. “E. Bona”.
Desidera aggiungere qualcosa?
Innanzi tutto desidero ringraziarti per le domande che hai posto perché mi hanno fatto riflettere un po’ sull’esperienza della lettura ad alta voce. Può darsi che mi vengano in mente altre cose che potrebbero essere utili al percorso di studi che stai affrontando ed eventualmente potrei anche condividere in via telematica. Penso che sia importante trovare occasioni e ambiti per promuovere in più modi la lettura, tanto la lettura ad alta voce che la lettura personale perché mi rendo conto che siamo veramente indietro rispetto a quelle che sono i parametri minimamente accettabili rispetto alla produzione di testi legati alle competenze specifiche piuttosto che altro. Si legge spesso per necessità e dovere e non per piacere. Una cosa che mi piacerebbe organizzare sarebbero dei circoli di lettori che si scambiano il proprio piacere per la lettura raccontandosi dei libri o dei testi che sono stati letti. Non so se tutto ciò può rientrare nelle competenze di un circolo ad alta voce.
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Intervista a Lettore n. 3
Alla luce di un’esperienza nel campo della Medicina Fisica e della Riabilitazione, una Fisioterapista narra la sua esperienza sul campo, evidenziando pregi e difetti del sistema Lettura ad Alta Voce.
Può descrivermi brevemente come funziona il vostro Circolo?
Il nostro circolo funziona in questo modo: siamo un gruppo di volontari che ci rechiamo
in alcuni reparti dell’Ospedale degli Infermi di Biella: Medicina Riabilitativa, Cardiologia, SPDC. Ogni reparto ha un referente che organizza il numero di persone presenti al gruppo di lettura, poi ci si trova, si legge ai pazienti e, terminata la lettura, si torna alla propria abitazione o alle proprie occupazioni. Una volta l’anno ci s’incontra per condividere le proprie idee, le proprie esperienze, per valutare eventuali questioni da migliorare, come procedere, se sia necessario aprire qualche altro cantiere in qualche
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altro reparto, eventualmente chiuderli, se non c’è una sufficiente risposta da parte dei pazienti.
Quanti sono i soci? Quali sono i ruoli e le funzioni principali del circolo?
I soci sono circa una trentina. A capo del Circolo vi è il Presidente e vi sono delle persone che sarebbero i referenti dei vari reparti. Ad esempio, io stessa sono la referente della Medicina Riabilitativa. Il referente è chi si deve impegnare maggiormente per l’associazione, deve organizzare e stilare il calendario degli incontri, eventualmente raffrontarsi con la Capo Sala del reparto nel caso insorgessero dei problemi. Inoltre, i vari Referenti fanno capo a un’altra persona, la referente del Circolo, per consegnare i calendari, in modo che lei stessa abbia davanti a sé tutto il calendario, il prospetto dettagliato essendone la coordinatrice. Alla fine ci sono poi i lettori, che sono una parte importante del tutto. I lettori sono detti anche volontari.
Come viene organizzata l’attività e la vita associativa?
Abbiamo delle riunioni periodiche come circolo LaAV, con i Referenti, il Presidente del Circolo, la Coordinatrice, in cui si cerca di migliorare un pochino, al fine di valutare le attività che si possono svolgere o meno.
Cosa significa per lei leggere ad alta voce?
È un modo di fare volontariato in una maniera diversa. A me piace leggere e condividere ciò che leggo con gli altri. Condivido con gli altri una cosa bella, considerando che oggi la lettura sta perdendo il suo valore. La Televisione e Internet sostituiscono i libri e la lettura.
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Che cosa la motiva a questa forma di volontariato? Che cosa racconta in particolare di lei questa attività di volontariato?
Io leggo in dialetto piemontese. Mi hanno dato un libro con dei racconti ambientati in zona e lo propongo sempre quando mi reco a fare una lettura. Un giorno, essendo in Medicina Riabilitativa, propongo una lettura in dialetto. Una signora mi disse di essere originaria dell’Albania, da poco in Italia, e non avrebbe compreso una lettura in dialetto, tanto più con una scarsa comprensione anche della lingua italiana. Abbiamo archiviato dunque la lettura e abbiamo preferito un’altra lettura in italiano. Alla fine giunse la figlia della signora e la signora, ovviamente, lasciò la sala; appena uscita, lei con la figlia, le persone rimaste mi dissero: “adesso ci legge la storia in piemontese?”. Anche quando si racconta una storia in italiano, talvolta capita che a chi non interessa non si presenta all’incontro (tra i pazienti). Di solito i pazienti che vengono sono interessati e si vede la partecipazione, oppure la gente che racconta una sua esperienza, ti racconta di quando aveva vissuto una vicenda simile. Tutte queste cose sono interessanti, si può interagire, è bello ascoltare il racconto degli altri e poi vedere le persone che tornano in camera ringraziarti per aver trascorso un’ora diversa (“grazie per aver trascorso un’ora diversa!”). Tutto ciò ti stimola a proseguire ed è incoraggiante.
In che modo si prepara alla lettura? Quali sono i suoi personali criteri di scelta delle letture che propone?
È da un paio di anni che leggo, per cui mi sono fatta un po’ un mio bagaglio e oramai le letture che propongo sono sempre le stesse, anche se i pazienti cambiano. Integro molte volte le letture e ho notato che, dove leggiamo noi, si tratta prevalentemente di pazienti anziani. A loro piacciono molto le storie di Mauro Corona, che trattano dell’ambiente alpino, oppure le storie di Guccini che sono racconti di accadimenti passati, di ciò che è
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accaduto nel passato, storie di vita degli anni ’50 e ’60. Oltre al repertorio che ho detto, vanno per la maggiore i racconti di animali, non la favola ma racconti reali. A disposizione ho un testo di un veterinario inglese che racconta la sua esperienza. Sono racconti di animali realmente accaduti, in stalle, fattorie e altrove. I pazienti, la gente, sono quindi riportati al loro mondo e al loro passato: essi ci si ritrovano e sono interessati.
Puoi segnalarmi qualche aneddoto o episodio che le ha fatto particolarmente piacere e dal quale ha tratto rinnovato entusiasmo e interesse a continuare in questa attività?
Tutte le volte che si va a leggere c’è sempre la persona che emerge dal gruppo, l’elemento trainante che comunque intavola il discorso. Ad esempio una volta abbiamo letto un racconto inerente i cavalli e queste persone hanno iniziato a parlare delle loro esperienze o memorie e tutto ciò non può che fare piacere. Un episodio preciso non c’è, tutte le volte c’è effettivamente qualcuno che intavola il discorso.
Le è mai capitato di sentirsi in difficoltà nel corso di un incontro di lettura? Se sì, mi racconta cosa è successo?
A disagio non mi sono mai sentita. Devo dire che, qualche volta, succede che, soprattutto quando ci si reca a leggere in Post-degenza, che i pazienti vengano “scaricati” in soggiorno senza che a loro stessi importasse l’ascolto dei brani. In tal caso non ci si sente a disagio ma si ha quasi l’impressione di fare un torto ai pazienti. L’unica soluzione, quando ci si rende conto, è di riportarli in camera, chiedendoti perché il paziente è stato portato ugualmente all’ora di lettura. Ad altri lettori sono capitate anche situazioni simili.
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Che tipo di interazioni si instaurano tra i fruitori?
Se trovi il racconto giusto avviene l’interazione, a volte succede che persone che non si conoscono si ritrovano compaesani, oppure si raffrontano su fatti simili avvenuti in due paesi limitrofi. A volte riconoscono le persone per parentela, oppure rivelano di essere figli di persone vissute nello stesso paese nel passato, eccetera. Il dialogo che si sviluppa non è “fuori tema” ma inerente all’argomento trattato, ad esempio se si tratta di animali, l’argomento sarà gli animali e via dicendo. Il biellese è una zona piccola e quindi, bene o male, ci si conosce un po’ tutti.
Nella sua esperienza di lettore la lettura ad alta voce ha favorito una messa in gioco delle persone presenti all’incontro?
Solamente il fatto di andare a leggere mette in gioco. Il fatto di fare volontariato, prendere e andare in un reparto, mettendoti a diposizione delle persone è notevole, soprattutto perché è un qualcosa di volontario.
Condivide con qualcuno quest’ attività di volontario? La promuove fra i suoi amici?
Io lo propongo soprattutto tra i colleghi, però non c’è mai stato nessuno che si sia effettivamente interessato. Le mie colleghe sono molto contente quanto vado a leggere perché capiscono anche che per i pazienti sia importante ma nessuna di loro si è mai offerta. Personalmente condivido e lo dico ma non ho mai avuto finora dei riscontri.
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Ha qualche particolare desiderio, sogno o aspirazione per la vita dell’associazione?
Sarebbe bello poterlo ampliare in più reparti e trovare volontari che vengono perché, purtroppo, alle volte, le persone si vedono interessate ma poi non si presentano. A me personalmente piacerebbe poterlo fare in pediatria con i bambini. Le intenzioni ci sono e sono serie ma non è stato ancora aperto il cantiere.
Desidera aggiungere qualcosa?
In medicina riabilitativa abbiamo fatto qualcosa in più e segnalo l’iniziativa Musica e lettura. Io personalmente l’ho fatto per qualche volta, sempre con la stessa persona e le persone, i pazienti, apprezzano moltissimo musica e lettura.
E.. puoi dirmi come funziona?
Inizia l’incontro e ci si suddividono le parti, prima l’ascolto di una canzone e poi la lettura di un brano, a fasi alterne, insomma. La cantante con cui collaboriamo ha un suo piccolo repertorio, lei propone diversi titoli che le persone scelgono, lei utilizza chitarra e voce e i pazienti apprezzano davvero molto. A volte ti chiedono una canzone in più e una lettura in meno!
La musica in generale fa sì che le persone si distraggano maggiormente, passino un’ora diversa tralasciando i loro problemi fisici.
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Considerazioni sulle interviste presentate
Le interviste ivi proposte, hanno evidenziato come la Lettura ad Alta voce cambi la vita delle persone, le quali comprendono l’importanza del volontariato che intende “curare” i pazienti i quali, ascoltando le letture proposte, riflettono in sé stessi e accettano meglio le condizioni di sofferenza e di disagio sociale. Essi vincono la solitudine, l’abbandono, l’inedia, la pesantezza dei tempi ospedalieri e della degenza. Al contempo chi svolge questa forma di volontariato (e sono state intervistate persone che dedicano la vita a esso, o comunque sono diventate ottime professioniste sul campo) si arricchisce interiormente, capisce meglio le esigenze degli altri e impara, nel migliore dei modi, in un’evoluzione crescente, ad aiutare le persone in modo non invasivo ma attuando con essi una relazione.
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Considerazioni conclusive
Lo studio ivi riportato parla di lettura ad Alta Voce, in particolare abbiamo incentrato il discorso sulle proposte di opere di narrativa e romanzi, da presentare al “pubblico” di Ospedali, RSA, Carceri e Scuole. In ciascuno degli ambiti appena citati la lettura, ha un suo particolare significato. Il nostro studio e si vedano le interviste descritte in precedenza, è stato calibrato soprattutto in ambito sanitario, in particolare nel presidio Ospedaliero “Degli Infermi” di Biella, ambito in cui si è sviluppata la nostra ricerca.
La tesi si è snodata con il contributo di studiosi, formatori, educatori sul campo, sviluppando una parte teorica sull’importanza della lettura, sullo sviluppo dei circoli LaAV, in particolare la Sezione di Biella, sulla base dell’esperienza di Martina Evangelista, grande studiosa e ricercatrice sul campo. Al termine dello studio sono state riportate delle interviste, le quali hanno reso più corposo il lavoro e al contempo hanno fornito note di vita quotidiana legate alla Lettura ad Alta Voce.
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