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A star qui se ne trae beneficio?
In_mezzo_alla_segale ha risposto a Signor padre di Jahvè nella sezione Ingresso
Pippowood, hai pensato di chiedere spiegazioni su quel nick? Magari c'è una ragione che ti sfugge. Non è offensivo in sé, non contiene un insulto; se preso alla lettera potrebbe indicare che il Dio di ebrei e cristiani ha un'origine diversa da quella che ci è stata raccontata. O magari, invece, la spiegazione è un'altra. Prima di imbizzarrirti e chiedere censure, magari prova a scambiare due parole con il nuovo arrivato. Anche in privato, se pensi sia il caso. -
Al posto tuo non lascerei sedimentare un bel niente. Hai tutti i pezzi, o almeno quelli principali? Parti! Sbadila su le prime dieci pagine senza alzare il naso dalla tastiera. Non riesci a decidere il genere dei protagonisti? Mettilo a caso, tira una monetina, fai pari o dispari, ma parti. Arriva al primo snodo narrativo e fermati. Rileggi. Funziona? Ottimo, prosegui. Non funziona? Torna indietro e aggiusta. Oppure scrivi lo stesso pezzo con protagonisti di genere diverso e compara le versioni. In ogni caso, parti.
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Di birra è dura, eh.
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A star qui se ne trae beneficio?
In_mezzo_alla_segale ha risposto a Signor padre di Jahvè nella sezione Ingresso
Sono qui da anni e non ne ho tratto nessun beneficio. Nessuno. Anzi, a riguardarmi indietro scrivevo meglio prima di entrare qui. Non so nemmeno perché ci resto ancora. Anzi, sì, lo so. Non lo immagini? Ma sì, dài, per quello. Per cuccare, certo. Uh, sai quante ne incartate e portate a casa? Ho perso il conto. Questo in effetti potrebbe essere l'unico beneficio. A ben pensare, forse ce n'è un altro. Credevo di essere solo, invece scopro che ce ne sono altri, e anche tanti, di bugiardi patologici. Ben approdato. -
Ammetto: non vedo l'ora che tutti gli odiatori del freddo si trasferiscano in luoghi caldi. Finalmente troverò parcheggio.
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James E. L. - Cinquanta sfumature di (serie)
In_mezzo_alla_segale ha risposto a nerinacodamozza nella sezione Opere letterarie
Non so se chi scrive sia davvero donna, tutto può essere, ma chi compra è di sicuro donna, nel 95% dei casi. E stiamo parlando di centinaia di migliaia. Aggiungiamo gli epigoni, che magari non avranno raggiunto queste vette di vendite, ma nel loro complesso smuovono numeri a loro modo impressionanti. Evidentemente esistono donne, e non poche, a cui piace. Facciamocene una ragione. -
Oggi mi sono comprato (angolo delle mani bucate)
In_mezzo_alla_segale ha risposto a Czar Unbreakable nella sezione Agorà
Aaaah, occhei. Quando sono pronte le vuoi vedere? Comunque vengano? -
Oggi mi sono comprato (angolo delle mani bucate)
In_mezzo_alla_segale ha risposto a Czar Unbreakable nella sezione Agorà
Ti vedo perplessa. Cosa non ti convince? -
Il caso Galbraith Robert (alias J.K. Rowling)
In_mezzo_alla_segale ha risposto a Swindle nella sezione Agorà
Amen. -
Oggi mi sono comprato (angolo delle mani bucate)
In_mezzo_alla_segale ha risposto a Czar Unbreakable nella sezione Agorà
Sì, figo, mi sta mandando in fissa. Carta uso mano A5, colla, spago, morsetti, cartoncino... e poi mi spericolo con le copertine in similpelle. Ah, naturalmente mesi, giorni e numeri scritti a mano, con due diverse stilografiche per calligrafia. E se riesco (ma la vedo dura), come inchiostro il caffè: non ha la giusta consistenza, temo, e non scende dal serbatoio al pennino. -
Oggi mi sono comprato (angolo delle mani bucate)
In_mezzo_alla_segale ha risposto a Czar Unbreakable nella sezione Agorà
Ho ordinato una base da taglio, uno di quei tappetini da mettere sotto al cutter. Mi ha preso la fotta della rilegatura, mi sto confezionando da me le agende per il 2014 da regalare ad amici. Da zero, partendo dai fogli bianchi. Divertente (Però 30 euri la base da taglio, 'sti ladri.) -
Evitare di essere spacconi
In_mezzo_alla_segale ha risposto a Hijikata nella sezione Lingua & Affini
Di nuovo ti dico "dipende". Qual è il target a cui fai riferimento? Infanzia? Direi che il nastro di Moebius non ci sta. Discorso diverso se il tuo racconto è nell'area del fantastico e per adulti. Questo pubblico dovrebbe avere un minimo di cultura in più, si può rischiare. Nel tuo caso, il nastro ci sta benissimo, quindi lo lascerei. E se c'è chi non lo sa, andare a fare una ricerchina non gli farà male. Da evitare sempre, a mio parere sono i tecnicismi, a meno che tu non ti rivolga soltanto a addetti ai lavori. Ieri stavo facendo ricerche sull'inchiostro nell'antichità. Ho beccato un testo precisissimo. Fino a un certo punto ho seguito, poi mi sono perso. Si parlava della durata dell'inchiostro sulla pagina. Mi sono imbattuto in questo: Eeeeeeeeeeeh? O sei un chimico, oppure sembra una supercazzola. Non credo proprio lo utilizzerò mai, per quanto preciso. O forse sì, ma per un siparietto comico, dove il protagonista ascolta una spiegazione supertecnica e reagisce come me: eeeeeeeeeh? Altro fattore: è necessario? Nel senso: se lo sostituisci con altro più semplice, il testo si danneggia? Nel tuo caso sì, perché toglieresti un'immagine forte per sostituirla con una più debole. Ancora: quanti di questi elementi ci sono, disseminati nel testo? Sono veri e propri disturbi alla lettura. Se ce n'è uno ogni tanto, s'affronta. Se ce ne sono tre in ogni pagina, dopo un po' il lettore si stufa, si sente scemo (a nessuno piace sentirsi scemo) e molla la storia. Ti daresti la zappa sui piedi nel modo peggiore possibile: volevi fare bella figura, e invece non verrai letto. Sarebbe stato meglio volare un po' più bassi e tenere agganciato il lettore. Credo. A meno che tu non voglia fare una selezione darwiniana: ti seguono solo i più scafati, gli altri è giusto perderli per strada. Ma in quel caso imposterei tutto il testo in maniera differente. -
Evitare di essere spacconi
In_mezzo_alla_segale ha risposto a Hijikata nella sezione Lingua & Affini
Stai mescolando due faccende diverse, a mio parere. Un conto è avere a disposizione due sinonimi, di cui uno è di uso corrente, l'altro meno. Ma quello che presenti è tutt'altro: mestizia e tristezza non sono sinonimi. Hanno significati attigui, ma non sono del tutto sovrapponibili. Nel primo caso la scelta dipende da mille variabili, di cui già ti hanno parlato. Nel secondo si tratta semplicemente di scegliere (optare per?) il termine adeguato; si tratta di linguaggio curato, non alto o basso. Ti puoi costruire uno stile personale, sull'accostamento di termini popolari e colti. Però mi verrebbe anche da dire che a scrivere semplice non si sbaglia mai. Il che non significa banale, chiaro. Tutto ciò che distrae il lettore è da evitare, per quanto possibile. Sempre a mio avviso. Se ti soffermi a notare quanto è particolare quell'accostamento di parole, già hai perso il contatto con la storia, e quindi la concentrazione. Dipende (anche) da quel che vuoi ottenere: vuoi portare avanti una storia o vuoi far vedere quanto sei bravo? Quando si arriva a porsi questi interrogativi, m'immagino che la Scrittura ci sfidi a duello. Ah, son grane. Lei è molto più antica di chiunque di noi, e ne ha uccisi un sacco, ben prima che cominciassimo a pestacchiare sulla tastiera. Il rischio di restarci secchi c'è. Abbiamo però un vantaggio: siamo gli sfidati, possiamo scegliere noi l'arma. Semplicità o barocchismo? En garde. -
Il bello delle descrizioni "in movimento" è che allo stesso tempo si scoprono cose nuove sui personaggi. E quelle sono info che restano al lettore anche una volta abbandonato quell'ambiente. Funziona benissimo anche con i luoghi deserti. "Lisa arrivò al piazzale Tempi Squadrati che mancava poco a mezzogiorno. A quell'ora era deserto. I pensionati che davano da mangiare ai piccioni se n'erano già andati a pranzo, e i bambini con i rispettivi genitori sarebbero arrivati più tardi, nel pomeriggio. S'incamminò verso la fontana: Xuff non avrebbe potuto non notarla. Il silenzio era quasi totale, le foglie crocchiavano sotto le scarpe. L'insegna "Area giochi" dondolava appesa alla catenella e mandava un cigolio sommesso, come un pulcino che pigolasse. Le panchine di pietra sarebbero state fredde come pietre tombali, lo sapeva anche senza controllare, e non aveva nessuna voglia di congelarsi le chiappe. Si strinse la sciarpa attorno alla gola. Arrivata vicino al vascone dei pesci, una folata di vento quasi le portò via il berretto e le buttò in faccia uno spruzzo d'acqua. Si pulì con una manica e si mise sottovento. Si augurò che l'alieno fosse puntuale: stare lì a battere i denti non era divertente."
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Occhei, un piazzale. È già più circoscritto. Provo a espandere quello che dicevo poco più sopra. Da NON fare: "Lisa arrivò al piazzale Tempi Squadrati dove aveva appuntamento con Xuff. Si guardò attorno. C'erano delle panchine lungo il bordo, delle aiuole fiorite e al centro una fontana spruzzava acqua che ricadeva in una vasca tonda. Il suo amico alieno non si vedeva." Pallosissimo, ti pare? Ma se tu fai muovere la tua protagonista nell'ambiente, e se descrivi cosa succede attorno a lei, la faccenda dovrebbe cambiare. "Lisa arrivò al piazzale Tempi Squadrati in anticipo. L'unica panchina al sole era occupata da un anziano circondato da piccioni: sbriciolava pane e lo buttava a terra con un gesto ampio, come se seminasse. Lisa non aveva voglia di fare conversazione, e le altre panchine sarebbero state gelate, lo sapeva per certo. Decise di andare verso la fontana al centro: avrebbe visto arrivare Xuff, o lui avrebbe notato lei. – Ehi, non peftare! – un bambino senza gli incisivi la guardò minaccioso. Aveva appena finito di tracciare col gesso i riquadri della Campana (o chissà come la chiamano adesso). Lisa si scusò, ma ebbe la tentazione di mettersi su un piede solo e di saltare sui numeri. Non lo fece, naturalmente, si sarebbe vergognata come una ladra. Costeggiò le aiuole di ibiscus, si fermò per far passare una ragazza bionda che sfrecciava sui roller. Poggiò le mani sul bordo del vascone e guardò i pesci. Ah, state bene voi, che non sapete niente di alieni, viaggi spaziali e congiure planetarie." Vabbè, perdona, è proprio buttata giù col badile. Gli altri pianeti non vanno descritti, a mio parere, se non per dare una vaghissima idea della differenza con la Terra. Tipo: "Quando Xuff arrivò, Lisa non lo riconobbe. Era infagottato in una felpa troppo grande, teneva il cappuccio alzato e le mani sprofondate nelle tasche, ma soprattutto portava un paio di occhiali da sole enormi, anni '60. Di sicuro si voleva camuffare, ma doveva anche proteggersi dai raggi solari. Sul suo pianeta era sempre nuvolo, la luce diretta non arrivava quasi mai." Tu, autrice, devi avere ben chiaro come sono fatti questi pianeti, ma al lettore non serve saperlo.