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Su Garrula
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Garrula
- Compleanno 31/01/1998
Informazioni Profilo
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Genere
Donna
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Idee per un nuovo sito per aspiranti scrittori (e lettori)
Garrula ha risposto a Eudes nella sezione Agorà
Anche io migrerei volentieri, @Eudes, mi sembra una bella iniziativa. -
Garrula ha cambiato la sua immagine di profilo
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Garrula ha iniziato a seguire Lo scrittore incolore
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Ciao @Lo scrittore incolore, grazie per il commento! Hai perfettamente ragione, la seconda parte va rivista. Purtroppo mi sono messa a scrivere (a mano) tardi e a trascrivere (a picccì) ancora più tardi: il finale è rimasto una bozza, ma ci tornerò senz’altro
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Grazie @Silverwillow, grazie davvero
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Ciao @mina99, mi piace testare i limiti della reticenza: devo impratichirmi per quando mi arresteranno
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Ciao @m.q.s., @bwv582 e @Edu, grazie a tutti e tre per il passaggio, i commenti e i complimenti Le mani sono proprio quelle dell’uomo! Nella mia testa (bacata ma non mozzata) una sorta di circolarità c’era: il corpo dell’uomo prende il sopravvento, abusandolo come lui ha fatto con le teste. Però proverò a riformularlo per renderlo più chiaro
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Grazie @Macleo
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Ciao @Poldo, l’idea del viaggiatore letterario mi piace moltissimo! L’hai sviluppata bene, davvero un testo grazioso.
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Ciao @Massimiliano Marconi, piacere di leggerti! La cornice della storia mi ha incuriosita, e ho anche apprezzato la sicurezza con cui hai saputo gestire il registro da poliziesco. Funziona tutto nel modo giusto, complimenti
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Ciao @Poeta Zaza, Credo di essermi guardata troppi video di tassidermia nell’ultimo periodo.
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Ciao @Poldo, la mia analista ha detto più o meno la stessa cosa.
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Entrambe le cose @Almissima😍
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Credo proprio che il mio slitterà nei fuori concorso, devo riprendere il ritmo dei MI
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Ho messo [MI 142] sperando di fare in tempo, mi spiace
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commento all’altrui testo
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Traccia delle teste Le labbra della donna rimangono immobili, per quanto lui ci si impegni. No, così non va. Cambia posizione, le sussurra No, no, apri di più, tesorino, ti prego. Le solleva anche un labbro con un pollice, scoprendo la gengiva pallidissima. Ma i denti rimangono stretti nella presa del rigor mortis. E tu, tesorino? Estrae l’altra testa dal barattolo; la bocca dell’uomo è molto più ampia, quasi lasca. Si dev’essere rovinata al secondo colpo d’accetta. Sei più bravo di lei, tesorino, bravo davvero. Ha finito. Si scrolla, poi va a lavarsi le mani per togliere l’odore dell’alcool. Le teste tornano nei propri barattoli. Gli occhi di entrambe si stanno schiarendo, l’alcool mangia i colori, glielo avevano detto anche da piccolo, quando portava a casa rane e salamandre da tenere sulla scrivania. I capelli della donna, già biondi prima, ora hanno assunto un tono slavato, mentre le slabbrature sul collo di lui ricordano dello stucco masticato. Ricorda com’erano belli, lì sull’argine, nascosti tra i canneti. Era stata una fortuna che li avesse trovati lui, così non erano andati sprecati. Chi li aveva ammazzati era stato preciso con le coltellate, ma non abbastanza nel nasconderli. Il seno nudo della donna affiorava dalla melma come un isolotto chiaro, mentre delle folaghe si affacciavano dal nido; i becchi bianchi si infilavano tra i capelli sparsi di lui, forse prendendoli per alghe. E ora sono a casa, al sicuro. Ha nascosto i corpi in uno dei tubi di scarico affacciati sul canale, tanto ormai erano rovinati. Il tempo li avrà corrotti del tutto. Le teste no, però: ha scelto un alcool semplice, di un bel rosa, rosa come le storie d’amore, e ha svuotato i barattoli dove teneva l’aborto della pecora dello zio e il suo primo cagnolino. L’odore dell’alcool è inebriante come l’amore. Lo avvolge ogni volta che li tira fuori per giocare un po’. Lo pizzica come piccoli morsi d’amore, che scivolano dal naso al collo. La testa della donna è ancora sul tavolo, sotto vetro, la pelle sbiadita filtrata dal liquido. L’uomo sente la propria mano scattare sul davanti dei pantaloni. Mano, mano, cosa fai? Stringe un po’ troppo. Inizia ad andare in su e in giù, con violenza. La testa mozza dell’uomo è sullo scaffale, gli occhi puntati verso l’alto. Un rivolo bianco sale dalla bocca aperta, distribuendosi sulla superficie. L’altra mano si porta con forza nella sfesa del sedere. L’uomo inizia a boccheggiare. Dal collo in giù sente solo la stretta e la pressione sotto le mani, ma gli arti formicolano, agiscono per conto proprio. Una mano freme, verso l’alto e verso il basso, e tira la pelle, la preme contro il tessuto finché una fitta più forte annuncia uno strappo, e la stoffa inizia a macchiarsi di uno zampillo rosso, lì dove prima il frenulo era intatto. Le dita dell’altra mano scavano, strappano peli al loro passaggio, infilano le unghie alla cieca, mentre l’uomo cade a terra carponi. «Aiuto!» gorgoglia, mentre un orgasmo doloroso gli sgorga controvoglia dalla pancia. Le teste rimangono immobili, mentre il corpo dell’uomo si contorce. L’odore dell’alcool riempie la stanza.