L'incipit mi piace. In poche righe, senza troppi fronzoli, mi presenti il protagonista, mi dici che è un cavaliere delle Crociate (quindi mi fai entrare nel contesto spaziale e temporale), mi crei lo stato mentale del dramma (peste, miseria) e mi presenti l'antagonista Morte e il conflitto con il cavaliere (simboleggiato dalla partita a scacchi). Affascinante. Tuttavia eliminerei la parte evidenziata perché superflua (già ho capito che nella partita la posta in palio è la vita del protagonista), e ripenserei il nome del cavaliere che mi pare troppo anglofono e fuori contesto.
Molto apprezzata anche la descrizione delle prime mosse della partita; pur non essendo il sottoscritto un esperto di scacchi, qualche termine più tecnico e l'abbondanza di dettagli non mi ha affatto disturbato, anzi, mi ha trasmesso la sensazione di star leggendo un testo curato da uno che conosce la materia di cui parla. È sempre un bene.
Questo passaggio, a voler andare oltre la semplice azione degli scacchi, mi fa capire qualcosa di più su Block. La mossa è il simbolo dell'audacia del cavaliere che sfida la morte come tante altre volte lo ha fatto sul campo di battaglia, con la ferocia e l'imprudenza che la sopravvivenza in guerra rende indispensabile.
Colpo di scena. Piaciuto.
Complimenti per come rendi credibile il dialogo. Le battute nello stile filosofeggiante tipico dell'epoca sono perfettamente ricostruite, e anche il loro contenuto è interessante. La Morte tenta di usare il silenzio di Dio come arma per piegare l'indomita forza di volontà di Block, per indurlo a smettere di lottare. Se la partita è finita in parità nessuno ha perso ma nessuno ha vinto.
Qui sono rimasto così:
Devo essere sincero, @danfit. Il finale non mi è piaciuto per nulla. Fino a quel punto il tuo racconto mi aveva piacevolmente colpito, sia per la buonissima tecnica di scrittura che per l'idea di fondo (la sfida alla morte, non originalissima, ma sempre affascinante), nonché per il riuscito salendo di tensione. Insomma, arrivo sul finale carico di aspettative e tu che fai? Mi spegni tutto in una battutina satirica più adatta a un meme sui social...
Peccato. Ovviamente capisco che il tuo intento era proprio quello di "perculare" il lettore, quindi accetto lo scherzetto. Però mi dispiace perché avrei gradito un finale coerente con l'ottimo racconto che lo precede. A rileggerti!