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Le ripetizioni: sempre errori da eliminare?
nescio ha risposto a Silverwillow nella sezione Scrivere
Sì, ovviamente, però ho anche premesso la mia "misera esperienza" . In generale è una cosa che noto in molti di coloro che hanno a che fare con la scrittura a vario titolo. Mi sembra, ma non posso né quantificare né metterci la mano sul fuoco, che sia una tendenza anche nella sezione Officina di questo forum (ma, ripeto, è quello che mi pare di ricordare e relativo solo ai topic che ho letto io). Per quanto riguarda le figure professionali del settore, ci sono professionisti e professionisti, ciascuno con le proprie capacità e il proprio punto di vista. Inoltre, in alcune realtà ci sono persone che ricoprono più mansioni e che, talvolta, sono "adattate" a ruoli che finiscono per non interpretare al meglio. Mi sono imbattuto solo in un paio di editor/figure polivalenti -per testi miei e/o di altri e ho avuto modo di ascoltare discorsi e ragionamenti vari- che sinceramente avrei visto più adatti ad altre mansioni. Ma è ovvio che è sempre facile criticare il lavoro degli altri e ci tengo a precisare che rispetto il lavoro e l'impegno di ciascuno, sperando sempre nell'onestà intellettuale e la disponibilità al dialogo. Amen. -
Le ripetizioni: sempre errori da eliminare?
nescio ha risposto a Silverwillow nella sezione Scrivere
Mi aggiungo anche io con la mia misera esperienza, anche se è già stato detto praticamente tutto. Così come esistono ripetizioni funzionali e significative, allo stesso modo ce ne sono altre evitabili o dovute alla mancanza di alternative valide (salvo la modifica totale del periodo e della costruzione). Egualmente, ci sono correzioni fatte con criterio (che guardano non solo alla frase in sé, ma anche al senso complessivo) e altre effettuate con un po' di superficialità. Quest'ultimo caso è l'aspetto più interessante: mi è capitato di ricevere correzioni riguardo ai testi (narrativi e non) che fossero più orientate all'aspetto formale piuttosto che a quello del senso, correzioni, insomma, che finivano per alterare il senso del discorso in nome di una -presunta- scorrevolezza o correttezza (anche "correttezza stilistica" che lascia il tempo che trova). Senza voler creare alcuna polemica, penso che a volte chi corregge si senta quasi "in dovere" di farlo, talvolta dando per scontata una negligenza da parte dell'autore (soprattutto se sconosciuto o colpevole di altri errori più marcati ed evidenti). In sostanza: c'è quasi un ossessione per le ripetizioni e/o una correttezza formale (sempre molto aleatorea) che spesso dà l'impressione che il lettore/editor/revisore/amicofidatissimo abbia perso di vista il senso del testo sul quale sta dando un parere. La vera bravura, credo, dell'editoramicorrettorevisore, sta non solo nell'individuare i punti laddove è possibile intervenire, ma anche nella capacità di comunicare la propria idea all'autore. Poi boh... a me mi piace come scrivo! -
Halito: respiro o fiato particolarmente sgradevole proprio dell'individuo che si accosta troppo agli altri per parlare. KGUCJROXEZPBDALIHVTMWFNSY
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Honey Don't - The Beatles
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Companatico: amico dotato di notevole fortuna. KGUCJROXEZPBDQALIHVTMWFNSY
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Ain't no rest for the wicked - Cage The Elephant
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Grattara: donna amante dei felini i quali, però, le causano gravi reazioni allergiche. KGUCJROXEZPBDQALIHVTMWFNSY
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Tutù: sì, proprio tu! KGUCJROXEZPBDQALIHVTMWFNSY
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Judoremí: arte marziale che insegna come infliggere sonore mazzate. KGUCJROXEZPBDQALIHVTMWFNSY
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You-can-eat: particolare versione di ristorante all-you-can-eat dove però paghi a seconda delle pietanze ordinate. Scusate, ma chi ha modificato la stringa? Prima era: KGUCJROXEZPBDQALIHVTMWFNS Adesso è UCJROXEZPBDQALIHVTMWFNSY nella seconda mancano la K e la G ma è stata aggiunta -per puro sadismo- la Y. Dai, come si fa a togliere la G e a mettere la Y?!
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Penso di andare controcorrente ma direi che non ha senso pensare di limitare l'uso di aggettivi e di avverbi né ha una giustificazione effettiva eliminare (limitare) eventuali descrizioni. Sia perché ha più senso parlare di eliminare l'eventuale sovrabbondanza e ridondanza di aggettivi e abberbi (cosa concettualmente diversa), sia perché non si può dare per scontato cosa conosca il lettore (che magari potrebbero leggerti a cent'anni di distanza) e sia perché non conta cosa tu stia descrivendo ma come tu lo stia facendo. Ed è questo, il come, che diffrenzia te da altri scrittori. Inoltre, dare per scontato che il lettore abbia presente qualcosa solo per il fatto che è cosa piuttosto nota e/o diffusa nel mondo contemporaneo, crea irrimediabilmente un contesto che lascia letteralmente il tempo che trova. Mi spiego meglio: probabilmente abbiamo tutti presente i Simpson e i Griffin: la grande differenza tra le due serie animate è che la prima fa riferimento a una società, a meccanismi sociali riconoscibili (la società descritta nei simpson trent'anni fa è quella in cui l'italia vive attualmente) mentre la seconda fa riferimento a persone e/o fatti immediatamente riconoscibili al pubblico contemporaneo degli USA che però sono spesso indecifrabili a distanza di anni o chilometri. Mi spiego ancora meglio (sempre con un esempio tratto da i Simpson): se io ora dicessi "l'accendiamo?" quasi tutti quelli al di sopra dei vent'anni capirebbero il mio riferimento televisivo e non avrei necessità di dare altri riferimenti. Ma basta che il programma smetta di essere mandato in onda ed ecco che questa battuta resterebbe senza referente e senza contesto, completamente incomprensibile a un pubblico nuovo. Analogamente, se scrivessi una storia ambientata in un ipotetico futuro e a un certo punto uno dei personaggi chiedesse "come funzionano le tre conchigliette?" molti resterebbero perplessi senza altri elementi a riguardo. Tirando le somme: è praticamente impossibile sfuggire alla contemporaneità, ma ogni libro rappresenta un universo a sé e, idealmente, ogni racconto dovrebbe contenere elementi sufficienti per sostenerne la realtà. L'aggettivazione, così come l'uso degli avverbi, non è una cosa errata. Il punto è come tu racconterai la storia e ne descriverai i particolari.
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Ciao, veramente sarebbe improprio distinguere "volgare" e italiano, ma è solo una puntualizzazione inutile (e discutibile, immagino). Inoltre, volendo essere pignoli, c'è una differenza enorme tra "volgare scritto" e lingua parlata -fenomeno ancora attuale, ma all'epoca si trattava di vere e proprie lingue diverse tra regione e regione, a volte tra città e città. Dipende molto dall'effetto che vuoi ottenere. Personalmente, credo che in questo caso non sia necessaria una ricerca linguistica accurata. Piuttosto, ritengo che possa bastare qualche attenzione sulla costruzione della frase. Intendo dire che: salvo un lavoro filologico enorme e maniacale, tentare di imitare un linguaggio che non si conosce risulterebbe irrimediabilmente falso mentre prendendo dei costrutti tipici insieme con vocaboli caratteristici potresti ottenere l'effetto di verosimiglianza che cerchi (che tutti noi cerchiamo quando scriviamo tenendo a mente la realtà). Per farti un'idea, comunque, delle varietà di italiano utilizzati all'epoca potresti leggere Dante, Boccaccio etc.
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1147 - Haeccolo: nano di origini latine inizialmente assunto per impersonare il membro erudito del gruppo. Venne a galla che aveva falsificato il diploma di perito tecnico e fu sostituito con un nano scelto ad hoc. GUCROEZPBDQALIHVTMFNS -scusatemi, avevo scritto il numero sbagliato-
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1146 - Haeccolo: nano di origini latine inizialmente assunto per impersonare il membro erudito del gruppo. Venne a galla che aveva falsificato il diploma di perito tecnico e fu sostituito con un nano scelto ad hoc. GUCROEZPBDQALIHVTMFNS
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Eheheh, capisco, ma avrei da raccontare cose che farebbero impallidire le più squallide telenovelas sudamericane. Facciamo a cambio: tu mi dai una spalla, io ti dò una rotula seminuova Noto con piacere che è confermato il connubio perfetto tra scrittura e alcolismo. Non esser geloso, con gli altri prendo una birra ma è solo con te che scrivo caxxate