Dialoghi in toscano e romano

[FranciLeti 9]

Buona sera, ho (come sempre) un problema: sto ambientando il mio romanzo in toscana, dove vivo, ma la protagonista femminile è romana. Nei dialoghi in cui parla il protagonista maschile (toscano) vengono fuori (pochi) modi di dire e termini dialettali della sua regione, tipo la mi' sorella, vo', babbo anziché papà etc. La protagonista femminile invece risponde utilizzando alcune volte il te anziché tu, più altri (pochi) termini dialettali.

Sottolineo che certi termini non sono usati sempre ma solo in alcune situazioni, ad esempio la protagonista femminile comincia a usare le parole troncate tipiche romane solo in certe situazioni, come ad esempio quand'è arrabbiata, mentre il maschile ha il "problema" della c aspirata che comunque non viene segnata nella prosa ma solo indicata da lei una volta.

 

La mia domanda è: vado bene oppure rischio di appesantire in qualche modo la lettura? Avete mai avuto questo genere di "problemi"?

[Ezio Bruno 45]

Non credo che, se ben dosati, modi di dire e termini dialettali possano appesantire la lettura. Al contrario possono aggiungere vivacità alla narrazione e renderla più "vera". Questo tipo di contaminazioni con il dialetto sono frequenti nella letteratura italiana, le hanno usate anche grandi maestri, da Giovanni Verga a Stefano D'Arrigo e non hanno neppure penalizzato le vendite dei libri, vedi il "fenomeno" Camilleri.

[sefora 1.130]

Concordo. Uno dei protagonisti di un mio romanzo pubblicato parla spesso in romanesco; in altri lavori ci sono frasi (non molte, s'intende) in altri dialetti.

[FranciLeti 9]

Grazie a tutti, è un sollievo sentire le vostre risposte!

[dyskolos 1.037]

Il 19/12/2020 alle 19:19, FranciLeti ha scritto:

più altri (pochi) termini dialettali.

 

Quelli che chiami termini dialettali fanno parte della cultura italiana: sono Italiano. Usali come ti pare e piace. Se proprio qualcuno non capisce (pochissimi), problema suo, non tuo. Te tu che fai? Ahò, vado da mi' sorella e non me sta' a rompe li cabbasisi  Bellissimo 

[dyskolos 1.037]

19 ore fa, Ezio Bruno ha scritto:

non hanno neppure penalizzato le vendite dei libri, vedi il "fenomeno" Camilleri.

 

Tra l'altro il Maestro Camilleri (che Iddio lo abbia in gloria!) scrisse un romanzo interamente in Siciliano, il re di Girgenti. Io personalmente mi rifiuto di dire Agrigento, Caltanissetta ed Enna. Per me vale la lingua originale: Girgenti, Nissa e Castruggiuvanni. Non mi sta bene che il duce nel 1927 gli cambiò il nome.